Spalletti in conferenza stampa
Il morale della truppa è alto: «Non ci saranno il capitano e il comandante, cioè Insigne e Koulibaly come diciamo noi scherzando, ma in squadra abbiamo tanti alti ufficiali: Mertens, Di Lorenzo, Mario Rui, Ospina, Zielinski e Rrahmani che è diventato un leader».
E se Leonida e i 300 spartani sono diventati leggenda, il generale Spalletti affronterà la tremenda Atalanta con 18 uomini contati. «Beh, più di sedici non posso schierarne».
Scherzi e citazioni a parte non è epica la vigilia di Napoli-Atalanta, però è un racconto di calcio puro che il signor Luciano arricchisce di grande realismo e dignità, evitando di bagnare con lacrime facilissime l’impietoso resoconto degli indisponibili: il momento è davvero difficile per la prima volta da quando è azzurra la sua vita, ma la sfida di oggi è troppo importante: i tre punti farebbero la differenza e non c’è tempo di pensare agli assenti.
«Ogni partita è un viaggio verso l’ignoto: con questi tempi così ravvicinati, gli infortuni capitano. Non sai mai cosa può succedere».
E ancora: «Dobbiamo avere fisso in testa come un chiodo che noi siamo il mezzo per raggiungere la nostra felicità e di tutti quelli che ci vogliono bene».
E per finire: «L’Atalanta favorita? Non me ne frega niente dire chi è favorito. M’aspetto che la squadra faccia di tutto per vincere».
Anche se lui non sarà in trincea ma in tribuna, a causa della squalifica: «Mi disturba e mi dispiace, faccio fatica a sopportarla: vengo cancellato dal mio mondo. Io amo stare dentro la partita, vivo per fare l’allenatore e stare vicino alla squadra».
E si vede.
Fonte: F. Mandarini (CdS)