Napoli-Lazio: turno infrasettimanale di campionato con gli azzurri di Luciano Spalletti impegnati mercoledì contro il Sassuolo.
Si è giocata ieri sera alle 20:45 allo stadio “Diego Armando Maradona” la sfida tra il Napoli e la Lazio, valida per la 14° giornata del campionato di serie A. I partenopei dovevano riscattare le due sconfitte consecutive, contro Inter e Spartak Mosca, maturate nel giro di tre giorni, mentre i biancocelesti dell’ex Maurizio Sarri avevano vinto bene giovedì in Europa League. E’ finita con un 4-0 per il Napoli che lascia pochissimi dubbi sull’andamento del match con i ragazzi di Spalletti padroni del campo dal primo all’ultimo minuto.
Ecco di seguito i principali spunti del match:
- I seicento più belli: lo stiamo dicendo da almeno due stagioni (e soprattutto nella gestione di Lucio), se aveva qualcosa da migliorare questa squadra capolista in classifica era l’approccio nei primi dieci minuti di gioco della partita. E ieri sera il Napoli ha invece sorpreso tutti sfoderando una prestazione super nei primi seicento secondi, andando a bersaglio addirittura due volte. Sicuramente l’atteggiamento della Lazio ha favorito l’ottima partenza dei padroni di casa, ma per una volta si è messo subito il match in discesa con cinismo lasciando poi spazio alle giocate spettacolari grazie al morale alto. Speriamo non resti un episodio occasionale, ma un deciso cambio di rotta.
- La faccia: per capire quanto faccia piacere ai “poteri forti” il Napoli capolista, basta riguardare l’intervallo di Napoli-Lazio quando sul campo Ambrosini, oggi commentatore per Dazn, è stato costretto ad ammettere la forza di questa squadra che ha letteralmente strapazzato gli avversari, creando un solco nettissimo in soli quarantacinque minuti. Nessun vittimismo e neanche troppa preoccupazione, ma la semplicissima consapevolezza che lassù non siamo troppo graditi.
- Il testimone: era la sera dedicata alla commemorazione del Dio del calcio Diego Armando Maradona ma subito dopo il fischio d’inizio a scatenarsi è Dries “Ciro” Mertens. Il belga, anche lui leggenda (ma con tutto il rispetto mai paragonabile) visto che è il miglior marcatore della storia partenopea, sfodera come in una sorta di passaggio virtuale di testimone una prestazione di altissimo livello. Due reti in meno di trenta minuti (il primo al minuto “dieci”, altro segnale divino) e lo smalto dei giorni migliori ritrovato nel momento più importante, quando tutto l’ambiente ne aveva bisogno.
- Il portiere e il santino: nessuna irriconoscenza nei confronti di chi ha contribuito a conquistare 91 punti sul campo, ma solo coerenza perchè il sottoscritto ha sempre ritenuto Reina un portiere non così forte come raccontato dalle cronache. Forse il meglio della sua carriera lo aveva già mostrato in passato con altre squadre, ma lo spagnolo è apparso ai miei occhi nella sua esperienza napoletana più come un “santino” da parabrezza con le braccia conserte e lo sguardo sorpreso e intento a guardare la palla infilarsi nella propria porta. Storia diversa quella di Ospina, portiere che personalmente nel suo primo anno non stimavo tantissimo, ma che mi ha conquistato a suon di prestazioni, tanto da creare un solco con il suo diretto concorrente Meret. Per capire la differenza bisogna guardare lo strepitoso intervento del colombiano al minuto 25′ su Luis Alberto, a respingere anche quei piccoli spifferi provenienti da una parte di stampa locale sensazionalista e di tifosi che ha voglia di criticare sempre e comunque a prescindere.
- Il controllo del gruppo: il principale merito di Spalletti in questi primi quattordici turni di campionato è stato quello di avere piena consapevolezza del valore della rosa, sapendo leggere i momenti difficili e individuando spesso le giuste correzioni anche in corsa. Ad esempio ieri un pò tutti ci saremmo aspettati la presenza dal primo minuto di Demme titolare accanto a Fabian Ruiz e invece Lucio decide di schierare Lobotka. Lo slovacco ripaga subito la fiducia sfoderando una prestazione di altissimo livello, facendo girare il pallone come un vero metronomo e consentendo al suo compagno di reparto spagnolo di giocare qualche metro più avanti. Non è la prima volta che l’allenatore dimostra di avere controllo totale del gruppo, come nella scelta presa subito dopo Napoli-Juventus di lanciare Rrhamani titolare al posto del più quotato Manolas. E così’ Lucio ha voluto mandare un messaggio forte a quella parte della piazza che, restando ancorata a una mentalità mediocre e disfattista, nel giro di settantadue ore voleva distruggere quanto di buono fatto fin qui solo per potersi vantare di averlo previsto prima. E invece no, anzi in settimana ritorneranno Politano e Ounas, altre due importanti frecce dell’arco offensivo per allungare la rosa della squadra e le alternative. Ma ora testa al Sassuolo, avversario sicuramente galvanizzato per aver sbancato “San Siro“, togliendo il primato in classifica al Milan.
Articolo a cura di Marco Lepore