Luciano Spalletti: “Contro la Lazio sarà un match di livello. Maradona? E’ sempre nei pensieri dei calciatori”

Il tecnico del Napoli punzecchia lo Spartak Mosca per il twitter polemico nei suoi confronti

Prima che diventi elemento di discussione fitto, val la pena uscire dagli equivoci, fingere che non è praticamente successo, che un giorno torneranno Anguissa, Ounas, Politano e poi anche Osimhen, e che ci sarà almeno un argomento da evitare:

«Ricordo che l’emergenza l’abbiamo già conosciuta quando è cominciata la stagione».

Prima che si rischi di ritrovarsi dentro un mistero, e che le due sconfitte e un pareggio ingrossino la serie negativa, conviene scrollarsi da dentro qualsiasi retro-pensiero, svicolare dinnanzi agli alibi, e riafferrare se stesso, cioé il Napoli, nella sua versione più sgargiante.

«La gara con la Lazio assume un peso diverso perché veniamo da questi due o tre risultati che non sono stati quelli che avremmo voluto. Sfidiamo una squadra che fa parte di quelle 7 proprietarie del condominio per lo scudetto»

Prima di entrare dentro una partita che «vale», eccome, Luciano Spalletti ha il tempo di voltarsi, di guardare un attimo in quel passato (anche) abbagliante, e di soffocare quel velo di preoccupazione: «Dobbiamo pensare al calcio che vogliamo proporre e ricordarci che siamo una squadra di un certo livello. Bisogna insistere, senza lasciarci innervosire. A Mosca è andata così, rigore dopo 30 secondi e piani cambiati con questo condizionamento: ci sta. Mi è venuto il dubbio di non aver fatto qualcosa per cambiare la partita e mi sono preso le responsabilità». 

 

AMICI & NEMICI

Napoli-Lazio sa di Spalletti «contro» Sarri, di due amici che, riconoscendosi entrambi qualità già emerse, proveranno a immaginare le mosse dell’avversario: «Sarà difficile e Maurizio ha dimostrato qui e altrove quanto sia bravo. Sa organizzare il gioco di squadra, mantenerla corta, farla palleggiare nello stretto. Ci aspetta una partita di livello». 

LA NOTTE DEL GOL.

Se si sommano i gol del Mertens napoletano a quelli dell’Immobile laziale, viene fuori un festival nel quale perdersi, trecento reti insieme, alle quali andranno sottratte però quelle di Osimhen, per la prima volta fuori dal Napoli per un (serio) problema, in una serata che può aiutare a capire una volta di più quanto possa mancare un centravanti del genere a Spalletti:

 

«Dries sa fare benissimo il centravanti, senza dare riferimenti ai centrali avversario, e stavolta ha la possibilità di esprimersi sotto gli occhi dell’allenatore che li gli ha insegnato questo ruolo. Con lui si può fare il 4-2-3-1, perché gli avversari non lo trovano. Ma è chiaro che non ha gli strappi di 70 metri che garantisce Osimhen, unico nel suo genere perché ha caratteristiche varie e diverse» 
 
LA MOSCA AL NASO. In un trimestre attraversato nella placida calma di chi se la spassa in vetta, Luciano Spalletti ha dovuto anche domare le turbolenze da lui stesso create, con il rifiuto di ricambiare il saluto di Rui Vitoria, poi ingigantite dalla reazione scomposta dello Spartak, a cui l’allenatore dedica una «carezza» a modo suo:

«Mia madre mi dice sempre di non cambiare e io la assecondo. In Russia ho allenato, ci sono persone vere con comportamenti seri, ci sono società serie che sanno stare in un calcio europeo e poi c’è lo Spartak che pensa di fare quello che gli pare. Io ho detto ciò che dovevo in sala stampa, loro lo hanno fatto con i tweet. Si parla in faccia. In pubblico. E comunque, quasi nessuno, in questi giorni, ha sottolineato il comportamento dei giocatori dell’Inter con i quali ho trascorso quegli anni, che sono venuti ad abbracciarmi».

Non è una domenica banale, lo dice il clima che s’avverte e tutto ciò che è annunciato, in una serata da dedicare a Maradona: «Diego è sempre nei pensieri dei calciatori. È stato il più grande di tutti, non si è mai visto uno smarrimento del genere nella storia del calcio»

 

A. Giordano (CdS)

 

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