P rima di tutto l’uomo, anzi il ragazzo di 22 anni che in dodici mesi s’è rotto una spalla, ha preso il Covid, ha superato un trauma cranico e domenica ha lasciato San Siro sulle proprie gambe e a testa alta come un leone nonostante il viso frantumato a metà: sta bene, per quanto si possa stare bene a un giorno e mezzo da un intervento lungo, delicato, complesso e doloroso ma necessario per la ricostruzione della parte sinistra del volto. Le dimissioni dalla clinica napoletana che guarda il mare in cui è stato operato e ricoverato in osservazione non sono ancora state programmate, però Victor Osimhen migliora: «Sta meglio, sì, abbiamo parlato al telefono», racconta Osita Okolo, cognato e membro dell’entourage di Osi. «Il rientro in campo? Il suo unico obiettivo, ora, è stare bene». Sacrosanto.
FORZA VIC. E allora, forza Victor. Forza e tanto coraggio, dopo il grave infortunio rimediato domenica a Milano con l’Inter in uno scontro aereo con Skriniar e l’intervento di quattro ore e mezza a cui è stato sottoposto martedì a Napoli, alla clinica Ruesch, per la riduzione e la contenzione delle fratture pluriframmentarie e scomposte dell’osso malare; dell’arco e del pomello zigomatico; del pavimento e della parete laterale dell’orbita; e della diastasi della sutura fronto-zigomatica. L’elenco comunicato dal club azzurro dopo l’operazione eseguita dal professor Gianpaolo Tartaro detto Poppy, portiere della Canottieri Napoli che nel 1990 ha conquistato l’ultimo scudetto della sua gloriosa storia pallanuotistica, è tremendo. E i dettagli non sono da meno: la sintesi dei monconi ossei è stata eseguita tramite 6 placche e 18 viti in titanio e tra l’altro sono stati ravvisati anche l’interessamento del nervo; la restrizione della cavità oculare; e la paralisi sensitiva delle labbra. Coinvolti muscoli e arterie, insomma: da paura.
«STARE BENE». Al fianco di Osi è rimasto sin dal primo istante il dottor Raffaele Canonico, responsabile dello staff medico del Napoli, ma in clinica si sono precipitati anche il ds Giuntoli e il suo grande amico di Lagos, Djib. Momento durissimo, del resto, fatto di tante lacrime, incubi e speranze: Victor stava letteralmente volando e all’improvviso è caduto rovinosamente insieme con i suoi sogni: 90 giorni di stop, la prima prognosi, e la prospettiva di rientrare gradualmente con la classica maschera protettiva. Oltre alle partite con il Napoli, ovviamente, dovrà rinunciare anche alla Coppa d’Africa con la Nigeria.
F. Mandarini (CdS)