Prova quanto sia cambiato il Napoli di Spalletti rispetto a quello dei suoi predecessori. Perché senza Osimhen, Anguissa, Insigne, Fabian Ruiz, Politano, e mettiamoci pure Demme e Ounas, chi resta non fa una squadra senz’anima. Anzi, lotta con continuità per tutto il secondo tempo, assecondando lo spirito di iniziativa di Lozano, Di Lorenzo ed Elmas.
Del giovane macedone questo Napoli non dovrebbe più fare a meno. Intanto perché porta una quota di freschezza e velocità al centrocampo. E poi perché, giocando, il talento azzurro può fortificarsi nella convinzione di osare di più e trasformarsi in ciò che prima o poi è destinato a diventare: un fuoriclasse. Ogni minuto di gara per lui è un investimento per il Napoli.
Ciò è tanto più vero quanto più Zielinski non è, e a questo punto non sarà mai, il leader che si mette i compagni sulle spalle e li porta in salvo. Anche quando, come ieri, guida il gioco, il polacco è capace di fallire due gol: il primo, in verità, più per merito del bravo portiere russo, che alza il pugno destro sul suo bolide; il secondo per quella intermittenza di concentrazione che insinua temporanei black-out nella coordinazione di un centrocampista tecnicamente attrezzato, facendogli spedire in cielo un invitante assist di Di Lorenzo nel cuore dell’area di rigore. Fonte CdS