Spartak Mosca-Napoli sta per cominciare però l’eco di San Siro, il rumore sordo del tonfo della capolista, riempie ancora l’immaginario collettivo: un’ora e mezza dentro varie partite (i venti minuti iniziali e quelli finali, il black-out centrale) restano l’eco stordente nella quale Spalletti va ad intrufolarsi per afferrare il senso d’un malessere che è di tutti.
«Io adesso sono curioso di vedere quale reazione avremo. Ho detto, domenica sera, che ci è mancato coraggio, però quella era una considerazione relativa ad un momento della gara. Poi vanno aggiunte altre considerazioni: abbiamo trovato di fronte una Inter fortissima, che da anni fa bene. Abbiamo perso un po’ il controllo nella fase centrale della partita, poi c’è stata una grande reazione e se l’avessimo pareggiata, con le due occasioni avute, sarebbe stato anche un pari meritato».
E per uscire da quel cono d’ombra lasciato alle spalle dalle luci spente di San Siro, la sfida allo Spartak può aiutare, eccome, a lanciarsi verso la Lazio ma pure verso un ottavo che lusinga: «Non vogliamo portarla oltre questa qualificazione, le intenzioni sono quelle e quindi giocheremo per riuscirci subito. Il calcio russo, nel livello di prima fascia, è paragonabile al nostro ed entrambi abbiamo tanto da imparare».
E la formazione stavolta l’ha decisa il medico, di fatto, o anche il fato, che è intervenuto in tackle e costringe a rimescolare gli uomini, non certo lo spirito: «Mi prendo le cose buone di domenica sera, per esempio la vampata che ci ha messo in condizione di sperare ancora». Non servirà una rivoluzione russa, basterà fare il Napoli.
Fonte: A. Giordano (Cds)