Corre veloce Lozano: magari in campo non ha ancora raggiunto gli ottimi livelli della stagione precedente, considerando la partenza a handicap per l’infortunio di giugno nella partita d’esordio di Gold Cup, ma le idee sul futuro sono estremamente precise. «Credo di giocare in una squadra molto competitiva, con compagni molto competitivi, ma la verità è che mi piacerebbe andare in un altro club più grande», il concetto sottolineato nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni di Tv Azteca Desportes. «Mi considero un giocatore molto competitivo, con obiettivi ben chiari, e sento di essere arrivato a un buon livello: proprio per questo vorrei compiere il salto successivo. Comunque bisogna procedere passo dopo passo e migliorare quanto più possibile: voglio crescere ancora molto sia come uomo sia come calciatore. Spero che possa accadere».
QUESTIONE DI EQUILIBRI. Aspirazioni legittime, per carità, ma forse alla vigilia della delicatissima trasferta di Milano con l’Inter, e soprattutto di un ciclo fondamentale in ottica scudetto che fino al 19 dicembre vedrà il Napoli alle prese con i nerazzurri, la Lazio, l’Atalanta e il Milan, Lozano avrebbe potuto calibrare meglio i pensieri e magari rimandare la sua voglia di addio a data da destinarsi. Sia chiaro: non è un delitto e neanche un caso, piuttosto semplice ambizione, ma in questa fase gli equilibri complessivi sembrano prioritari. Sì: gli azzurri sono primi in campionato e in Europa League, lo scudetto è un obiettivo e non soltanto un sogno e Spalletti ha bisogno della migliore versione del Chucky. «Il processo di recupero post infortunio mi è costato molto, in pratica ho saltato tutta la preparazione estiva e ho ricominciato a una settimana dall’inizio del campionato, però sono in fase di miglioramento e a ogni partita mi sento sempre meglio. Do sempre il massimo in campo».
CHE PAURA. Lozano, ovviamente, si riferisce alle conseguenze del tremendo trauma al volto rimediato l’11 giugno nel corso di Messico-Trinidad e Tobago di Gold Cup: «Me la sono vista brutta e affrontato tanti fantasmi, ma per fortuna sono riuscito a superare il momento con l’appoggio della mia famiglia e di mia moglie: molti medici mi hanno detto che sono stato miracolato. Mi sono salvato per miracolo perché ho rischiato di restare paralitico, di perdere l’occhio e finanche la vita considerando la violenza del colpo». Tant’è che per suturare la ferita nella zona perioculare sinistra furono necessari 40 punti. «Mi ripetevano: “non si sa come, ma ti sei salvato. E’ stato un miracolo, qualcosa di incredibile”. Sono stati momenti forti, sì, e avendo due figli mi passavano tante cose per la testa: mi dicevo, se non lavoro non guadagno… Oppure: se non posso muovermi non posso neanche più giocare con loro. E’ stato molto difficile». Ecco perché dopo due minuti di Canada-Messico, andata in scena nella notte tra martedì e mercoledì, è tornata la paura: contrasto aereo con Henry e Chucky al tappeto. Senza conseguenze, per fortuna: il Napoli lo ritroverà domani.
F. Mandarini (CdS)