Ritroverà quella Nord, quella degli ululati razzisti o i cori contro i meridionali. Non è la prima volta che torna a San Siro, ma è la prima volta che ritrova quello stadio pieno. Proverà a far finta di nulla, ma Kalidou Koulibaly non è uno che fa finta di nulla. A Firenze non si è tappato le orecchie e non lo farà neppure questa volta. Così come non fece a Milano, tre anni fa. E di razzismo, Koulibaly torna a parlare alla vigilia della trasferta di Milano. E lo fa a cuore aperto: «All’inizio è molto difficile metabolizzare gli episodi di razzismo: pensi di sbagliare tu a urlare che qualcuno ti ha ferito. Ma il bello è che la città ti fa capire che non sei tu quello sbagliato. Penso che possiamo ancora fare tanto per combattere questo problema, ma penso che rispetto agli anni passati abbiamo fatto dei passi avanti».
Koulibaly si confida a Diletta Leotta che lo intervista a Castel Volturno per la nuova serie di Linea Diletta, il format di interviste esclusive ideato da Dazn per conoscere meglio i protagonisti della serie A fuori dal campo e che da oggi sarà disponibile sulla app. Il senegalese non fa che combattere il razzismo perché lo stadio non sia un extra-territorio, dove far retrocedere diritti e civiltà. Quella sera, il 26 dicembre del 2018, era da solo contro mezzo stadio. Lui prese il pallone, all’ 81′, si fermò, chiese all’arbitro di fare qualcosa. Ma non fece nulla. Racconta ancora le scuse di Chiellini a nome di tutti, dopo l’episodio di Firenze: «Mi ha sempre difeso su tutti i fronti, mi ha pure dato dei consigli da calciatore e da uomo. Mi ha detto che era molto dispiaciuto e si è scusato a nome di tutta l’Italia, è una lotta che dobbiamo fare tutti insieme». E a sorpresa indica chi più di tutti gli ha insegnato qualcosa. «È l’arbitro Irrati. Quello che ha fatto durante la partita Lazio-Napoli del 2016 è stato un gesto molto forte. Mi ha dato un’altra visione degli arbitri dicendomi se c’è un problema fermiamo la partita. Io ero sorpreso ma lo devo ringraziare, mi ha dato la forza di iniziare a lottare con tutte le mie forze questa discriminazione. Se sono diventato l’uomo che sono oggi è anche grazie a lui». Non dimentica neppure tutto quello che è successo dopo Inter-Napoli e la sua espulsione: «Quando ho visto lo stadio di Napoli pieno di tifosi con la maschera della mia faccia sono rimasto sorpreso. Era bellissimo. Questa città e questi tifosi mi hanno sempre dato tutto, io voglio dare loro indietro qualcosa».
Fonte Il Mattino