Il posto sbagliato. Lì, in mezzo ai giganti irlandesi, in una nazionale che sacrifica il suo numero 10 per mancanza di attaccanti veri. Di conseguenza, patatrac. E a Lorenzo Insigne tocca fare mea culpa. Ma pure a Mancini che ha rinunciato ancor prima di iniziare alla sua fantasia, al suo genio. Insigne ha 30 anni e non è un falso nove. Non è neppure un vero nove. Lui dice di sì, ma è un esterno d’attacco. Ci prova, va su e giù, si sbraccia, attira l’attenzione. Ma in area non ci sa stare. C’è poco da fare. In tre giorni l’Italia butta via tutto, si ritrova allo spareggio con l’incubo di chissà chi arriverà dal sorteggio. Se Lorenzo gioca là davanti è perché non c’è nessuno, sgomma, prende botte, fa il solito lavoro in copertura, allarga, prova a far salire i compagni. Ma il tridente leggero non si può vedere, è inguardabile. È un flop evidente. L’area non si riempie mai. E con chi, per intenderci? Il tridente col falso nueve, appaga gli occhi, ma non attenua il senso di incompiutezza sotto porta. Ora i play off dalla formula inedita: una semifinale e poi una finale. In semifinale siamo testa di serie e giocheremo in casa. Il rischio è il Portogallo di Ronaldo o anche la Svezia. Per saperne qualcosa di più bisogna attendere stasera.
Il Mattino