Una mattinata particolare che poi diventa normale quando Aurelio De Laurentiis torna ad essere il presidente del Napoli e a parlare di Insigne. «Si parla, si discute. Nella mia vita mai ho forzato la mano a qualcuno. Mai. Non lo farò neppure stavolta. Giusto che democraticamente Insigne decida quale sia la cosa migliore per la sua vita e il futuro. Se Insigne penserà che la sua vita professionale deve chiudersi a Napoli, io lo accolgo a braccia aperte. Se pensa, invece, che il suo percorso a Napoli sia concluso, ce ne facciamo una ragione. Lui per primo che lo deciderà e noi che accetteremo la sua decisione»
Oggi c’è il Verona, il fatal Verona che tante lacrime ha fatto versare la scorsa stagione. De Laurentiis sarà allo stadio e ci sarà anche Manfredi che il presidente del Napoli accompagna in giro per l’area allestita davanti a Palazzo Reale. «Ho un grande allenatore. Spalletti sa trasmettere cazzimma e senso di responsabilità: i tifosi sono il dodicesimo uomo in campo e lui è il tredicesimo». È un osanna continuo per Spalletti. Contenuto ma sincero. Racconta. «Di lui mi piace che ha l’umiltà di mettere tutti in gioco. Ha capito già dal ritiro che il nostro spogliatoio ha una serie di calciatori importanti, non uno o due o tre. E in Europa lo ha dimostrato. Visto la reazione dopo il primo gol? Ha schierato una squadra che non aveva mai schierato senza Osimhen e senza Insigne, perché è necessario far giocare tutti quanti. Perché adesso arriva pure questa maledettissima Coppa d’Africa». E Koulibaly è accanto a lui, immobile. Non si tradisce. Conosce da anni le ragioni del suo presidente.
Il Mattino