Nel 2005, quando Luciano Spalletti approdava per la prima volta sulla panchina della Roma, Rosella Sensi era all’interno della società con suo padre Franco che ne era il presidente. Si sono conosciuti, hanno vinto insieme e contribuito a rendere ancora più grande il club giallorosso, fino alla rottura del rapporto nel 2009, quando Spalletti ha lasciato la Capitale. È tornato nel 2016, quando la Sensi era oramai fuori dalla società dopo la cessione del 2010, ma negli anni e fino a oggi la sua passione e la sua fede per la Roma non sono mai passate
Che ricordi ha dell’arrivo di Spalletti a Roma?«Veniva da Udine e per la prima volta si presentava in una piazza importante come quella della Roma. Fin dal primo minuto ho capito che si trattava di un uomo molto concentrato sul lavoro. E devo dire che a distanza di tempo, anche ora che lo vedo sulla panchina del Napoli, mi sembra che il suo approccio sia rimasto lo stesso».
Cosa direbbe dello Spalletti romano?«Aveva un parco giocatori molto importante e insieme ci siamo tolti anche qualche bella soddisfazione. Anche se forse avremmo meritato qualcosa in più. Come dimenticare la serie di 11 vittorie consecutive e il momento dell’infortunio di Francesco Totti. Aveva creato un gruppo molto bello e quelli sono stati anni importanti e positivi. Ricordo perfettamente quel clima bellissimo che si respirava anche con mio padre. È stato un periodo che ricordo con grande affetto».
E poi?«Le cose della vita hanno fatto sì che scegliesse di andare via ed è stata una decisione che abbiamo accettato perché ad oggi considero quella di portare Spalletti alla Roma una scommessa vincente e vinta».
Un’idea nata come?«All’epoca avevamo un grande gruppo societario: una squadra nella squadra mi verrebbe da dire. L’intuizione Spalletti fu di Daniele Pradè che ai tempi era il nostro direttore sportivo. Fu lui a sceglierlo e a suggerirlo. Poi, come sempre avveniva tra noi, la cosa è stata discussa e condivisa da tutti».
Lo Spalletti fuori dal campo?«Era una persona molto introversa, ma soprattutto molto concentrata sul lavoro».
Ci può raccontare un episodio legato a Spalletti?«Quando qualche anno fa è venuta a mancare la mia mamma, Spalletti è venuto di corsa da Milano, dove allenava l’Inter. Era una domenica sera e dopo un giorno avrebbe avuto un impegno di Champions, ma volle stare vicino a mia madre da solo nella camera ardente per alcune ore. È stata la dimostrazione di una qualità umana che pochi hanno e conservano dopo tanto tempo. Si era ricordato di una persona che negli anni gli era stata vicina. Personalmente non l’ho mai considerato un dipendente anche se non abbiamo avuto grandi occasioni di condivisione extralavorative perché era concentrato molto sul campo. Ricordo che viveva intensamente Trigoria, non solo nel momento dell’allenamento».
Che idea si è fatta della questione Totti-Spalletti?«In quel periodo non facevo più parte della società. Personalmente non avrei mai mandato via Totti da Trigoria e penso che chi aveva la gestione della società avrebbe dovuto tutelare maggiormente Totti, che era il capitano della Roma un simbolo per tutti».
A Napoli si teme per Insigne che è in scadenza di contratto…«Insigne è un simbolo per i tifosi ed è fondamentale per la squadra. Le scelte sono dell’allenatore e mi aspetto che De Laurentiis non intervenga sulla formazione. Sono cose che spettano all’allenatore».
A proposito di allenatori: oggi a Roma avete Mourinho…«Da grande tifosa della Roma mi concentro su come si comporta il mio allenatore e la squadra. Vorrei vincere tutte le partite e penso anche che la Roma meriterebbe qualche punto in più. Sicuramente nella partita di domenica contro il Milan, e non solo, i giallorossi sono stati penalizzati dall’arbitraggio».
B. Majorano (Il Mattino)