Per ora, 115-114: «Ma sei irraggiungibile». In nome di Diego e nel suo giorno, Lorenzo Insigne ha preso la Storia e l’ha sistemata sui social, a scanso di equivoci, di retro-pensieri gratuiti, di abusi dialettici: gli manca un gol, così dicono le statistiche, e però i numeri resteranno semplicemente numeri e «Dio» rimarrà il «Dio» laico di una città che non ha mai smesso di immaginarselo, ora persino nei prati che addobbano il cielo.
«Di solito si dice che si lascia un grande vuoto ma per noi non è stato così. Tu sei sempre qui, con tutti noi, nei racconti della gente, nei filmati, nei murales, nei pensieri di tutti noi napoletani. Te compreso. Buon compleanno, Diego».
Sarebbero stati sessantuno, da festeggiare (virtualmente) in quella specie di Natale partenopeo, tutto intriso di ricordi, in revival emozionali da non staccarsi: e nel primo 30 ottobre senza Maradona – al quale verrà dedicata una statua nel suo stadio il prossimo 28 novembre, prima che cominci la gara con la Lazio – proprio quando lo ha avvicinato nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi, Lorenzo Insigne ha provveduto a dar voce ai suoi sentimenti, rendendoli pubblici con un post che spazza qualsiasi altrui allusione. Stanno 115 a 114 per Maradona e il tempo, ovviamente, gioca in favore di quest’amabile «monello» che ha dovuto sfidare anche i pregiudizi, che ha un contratto in scadenza a giugno 2022 ma ha pure la possibilità – se le posizioni del Napoli e le sue si avvicineranno – di rinnovare.
LO SFIORA
E comunque, cosa volete che sia un gol, semplicemente un gol, dopo averne segnato già 114 ed aver ormai «visto» Maradona un passo. Ne avverte la presenza, lo scorge, è a niente, una volée, un calcio di rigore che ha dimostrato di saper tirare (anche due nella stessa partita), un guizzo del talento che gli appartiene ma viene lasciato al proprio posto, tra gli umani.
«Ma raggiungerti di cosa? Tu sei stato e sarai irraggiungibile».
Glielo hanno spiegato i racconti del papà, è andato a scoprirlo sui social, sul web, per capire cosa abbia rappresentato Maradona per Napoli in quei fantastici anni ‘80 che vivono nell’aria, anche adesso che il sogno di uno scudetto sta incollato al destro di uno scugnizzo in genere taciturno, poco incline alle moine, lezioso quel tanto che gli è utile per disegnare un «tiraggiro» e comunque pratico e calcisticamente «godereccio», uno che ama la giocata ed ha una predilezione per l’estetica e anche per l’etica, che conosce i suoi limiti rispetto alla immensità d’un genio che non ha eguali. Perché Maradona, ed è elementare, rappresenta per Napoli la divinità impareggiabile, il mito incrollabile, va al di là della retorica spicciola, è un sentimento collettivo: non ha eredi, non ce ne possono essere, e Insigne, che ha il sacro rispetto dell’umiltà, l’ha scritto e sembra che abbia voluto stamparlo sul marmo o tra le nuvole. «Tu sei irraggiungibile». Gli scugnizzi come Insigne non hanno un altro Dio al di fuori di Lui.
Fonte: A. Giordano (CdS)