Ad osservare quanto sta accadendo in Argentina dal 26 novembre dello scorso anno, dal giorno successivo alla sua morte, si direbbe che le persone che sono state più vicine a Maradona sono quelle che lo hanno amato meno. Il tempo delle lacrime è durato pochissimo, poi è iniziata la scontata battaglia legale per l’eredità e i diritti commerciali che coinvolge i figli e coloro che si sono occupati degli affari del Campione, anteponendoli ai suoi problemi di salute. Come diceva Fernando Signorini, il suo storico preparatore atletico, c’era Diego e c’era Maradona. Al primo si sono interessati in pochi ed è infatti morto da solo in uno spoglio appartamento a chilometri da Buenos Aires, senza il sostegno di un medico o il conforto di un familiare. Il secondo è stato importante perché era un business e lo è tuttora, dato che prosegue lo scontro tra Dalma e Gianinna Maradona e chi aveva seguito gli affari del padre, Matias Morla in Argentina e Stefano Ceci in Europa.E’ triste tutto questo. L’unico conforto, nel giorno in cui Diego avrebbe compiuto 61 anni, sono le manifestazioni di affetto pubbliche e intime che il suo mondo gli sta tributando, non solo in Argentina e a Napoli, dove è distribuito il suo popolo. Napoli continua ad amare con una forza quasi disperata il 10 che la rese finalmente grande nel calcio. Napoli ha saputo perdonargli i suoi errori e lo ha eletto a simbolo perché Maradona più di tutti è entrato nell’anima della città e della gente. E ciò è avvenuto molto prima del 25 novembre 2020, quando si è spenta una luce che era già molto fioca. Non deve stupire se Ferlaino, il presidente di Diego, versa ancora lacrime ricordando il giorno dell’acquisto e le feste per gli scudetti e la Coppa Uefa o se si emozionano i giovani calciatori argentini che indossano le t-shirt con l’immagine del Diez prima delle partite di questo week-end. I sentimenti veri, quelli che non hanno interessi, vanno oltre il tempo specie in questa città che ha considerato Maradona il suo santo protettore perché l’ha fatta vincere nel calcio, dove per sessant’anni era stato impossibile.Nelle prime cinque puntate della serie Amazon Sueño Bendito, iniziata venerdì 29 ottore, non è emerso alcun nuovo sconosciuto elemento nella ricostruzione della vita di Maradona. Ma ci sono le parole pronunciate dal ventiduenne Diego in un momento di crisi quando giocava nel Boca Juniors, prima del Mondiale in Spagna, il primo dei suoi quattro. E sono la drammatica previsione di quanto sarebbe accaduto anni dopo quando il ragazzo di Fiorito sarebbe diventato il più grande al mondo. Dice Diego: «Io non sono una macchina che dà felicità, sono una persona come le altre. A volte vorrei essere inghiottito dalla terra». Quella che quasi un anno dopo non gli è ancora lieve. Fonte: F. De Luca (Il Mattino)