Spalletti guarda dalla cabina del dirigibile «Ma dirà che qualcosa non andava»

Spalletti è lì, nel dirigibile. Prima stanza, appena si entra nel grossa struttura che sovrasta lo stadio Maradona. Pochi passi più in là, nello stanzone affianco, ci sono i monitor del Gos, ci sono gli impianti di videosorveglianza dell’impianto, interno ed esterno. Ci sono decine di poliziotti, guidati dal questore Giuliano, come sempre presente in prima persona. Spalletti li saluta entrando da lì: ognuno ha un compito da svolgere. Le forze dell’ordine devono essere sicure che una serata che si annuncia tranquilla non abbia intoppi, Luciano guidare il Napoli dall’alto, attraverso i mezzi della tecnologia moderna, a stretto contatto con i suoi fedelissimi in panchina, in primis il team manager Giuseppe Santoro, poi con Daniele Baldini che ha il compito di fare da tramite con Marco Domenichini. La stanza che lo ospita viene sistemata già nel pomeriggio dagli addetti alle pulizie della Napoli servizi e già alle 20 è illuminata. Cosa rara, perché le stanza del dirigibile sono sempre spente. Anche Sarri, in un Napoli-Cesena, squalificato scelse si seguire il match da lì. Luciano, con una t-shirt nera a maniche corte, si affaccia spesso dal finestrone, anche nel secondo tempo quando la partita è ormai ampiamente indirizzata. La risposta al Milan arriva puntuale. Ed è la risposta ai rossoneri ma anche a tutto il campionato: di nuovo primo il Napoli. Domenichini che dal 1997 lavora con Spalletti, spiega il trionfale 3-0, la solidità della difesa (tre gol in 10 partite) e il sogno che continua. «Se il Napoli è la squadra più forte che abbiamo mai avuto? Siamo alla decima partita, presto per poter dire quali sono le ambizioni, ma i ragazzi stanno facendo il massimo per centrare quelli che sono gli obiettivi della stagione». L’accento toscano, la serenità. Il vice perfetto, in pratica. «C’è ancora da migliorare, c’è sempre da migliorare in tutto. Nella gestione del pallone, per esempio all’inizio ieri sera eravamo macchinosi e lenti. Ora c’è da ributtarci subito alla prossima partita. Spalletti sicuramente avrà qualcosa da dire su questa vittoria sul Bologna, perché anche se le cose vanno bene ci sono cose da valutare». Ed è bello, che a pochi passi, Sinisa Mihajlovic, da ieri diventato nonno, ammette: «Spero nello scudetto del Napoli, ha un pubblico meraviglioso. Forse solo la Coppa d’Africa potrà creare delle preoccupazioni. Però Osimhen ha dato una gomitata e l’arbitro non ha visto nulla. Il Napoli è stato più forte di noi, poteva vincere anche senza quei due rigori, ogni volta alla fine di una partita parlo di espulsione, rigori contri e non voglio più parlare di arbitri».  C’è poco da fare. Lo stadio non si riempie neanche con il Bologna (ma che festa sugli spalti alla fine del match) e le Curve restano sempre senza ultras. E lo resteranno ancora a lungo se i gruppi organizzati si attendono concessioni. Nulla da fare. Anche se assessori comunali prestigiosi come Edoardo Cosenza, ex preside di Ingegneria, sostengono da tifoso da Curva, la realizzazione di una Fan Zone, il tema non è neppure preso in considerazione. Il Napoli per primo non lo ritiene realizzabile. E un altro assessore, l’ex questore di Napoli, Antonio De Iesu, è stato chiaro, freddando le speranze dei tifosi. «Non mi risulta il ritorno dei gruppi organizzati allo stadio sia un tema all’attenzione del sindaco – ha detto alla vigilia della partita di ieri sera – Ci sono delle leggi nazionali, un protocollo e un regolamento d’uso e le regole vanno applicate e rispettate. Non possono esserci eccezioni, quindi non ci saranno zone in cui non si applicheranno le regole vigenti. Concedere una zona free a un gruppo di persone sarebbe discriminante». È una perdita pesante, è un’assenza che ha un enorme impatto nel clima di Fuorigrotta. P. Taormina (Il Mattino)

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