«Un calciatore lo vedi dal coraggio», cantava Francesco De Gregori nella sua «Leva calcistica del ‘68». Era la storia di Nino, un ragazzino che non doveva aver paura di tirare un calcio di rigore, una storia che calza a pennello per Lorenzo Insigne che in tema di penalty stava vivendo una stagione negativa (tre errori dopo gli ultimi tre tentativi). Ma quando l’arbitro Serra si è avviato verso lo schermo del Var per controllare il tocco di mano di Medel in area, Lorenzo era già sulla linea di centrocampo per recuperare il pallone e portarselo sul dischetto. Insomma, nessun dubbio su chi dovesse essere poi il rigorista. Lui. Il capitano, quello che non ha paura, nemmeno dopo gli ultimi errori. Si è preso il pallone e con la calma dei grandi si è messo nell’area del Bologna. Tranquillo, anzi tranquillissimo. Poi ha aspettato il fischio dell’arbitro, ha preso la ricorsa e con un destro a incrociare ha infilato Skorupski. Il tutto mentre tutto lo stadio intonava un coro per lui «Un capitano, c’è solo un capitano».
L’UNIONE Sì, perché mai come in questo momento storico c’è un rapporto strettissimo tra la tifoseria, il popolo azzurro, e Lorenzo Insigne. Si cercano, si incoraggiano e si vogliono bene. Lorenzo ricambia. A modo suo: con il gol e con un gesto rivolto a tutto lo stadio. «Nonostante gli errori non ho mai avuto paura di battere un rigore», puntualizza dopo la partita Insigne. «Sbaglia solo chi li calcia e io stavolta ero sereno ed è andata bene». Non una, ma addirittura due volte. Perché anche quando nella ripresa Osimhen è stato steso in area, il capitano si è ripreso il pallone e l’ha rimesso sull’altro dischetto, quello della porta opposta rispetto al 2-0. Palla in buca anche stavolta e festa grande, con un occhio al futuro. Alla faccia di Osimhen che quel secondo rigore lo avrebbe voluto calciare eccome. Motivo per il quale dopo la trasformazione di Lorenzo non è nemmeno corso ad abbracciare il capitano. «Era importante rispondere al Milan dopo la loro vittoria di martedì», ha spiegato Insigne. «E questa è stata una grande risposta. Il campionato è solo all’inizio ed è ancora lungo. Sappiamo che siamo forti», puntualizza ancora il capitano. «Siamo tutti importanti: i titolari e chi entra dalla panchina. Dobbiamo continuare così: stare sereni e lavorare. Il Milan sta dimostrando di essere una grande squadra, ma noi non siamo da meno. Dobbiamo solo esserne consapevoli e poco alla volta ce ne stiamo rendendo conto». Unico obiettivo fare bene con il Napoli, a dispetto di quel contratto con scadenza giugno 2022 e per il quale non sembrano esserci ancora schiarite. «Io penso solo a giocare. Al resto ci pensano il presidente e il mio agente». E da capitano vero, Lorenzo Insigne ha parole al miele anche per Ghoulam, che ieri ha fatto il suo rientro in campo dopo il lungo stop per gli infortuni. «Fa piacere che sia tornato. È stato molto sfortunato ma ha sempre reagito bene. È un grande professionista». In casa Napoli si festeggia anche l’annuncio dato ieri da Mertens: lui e la moglie Kat diventeranno genitori. «I nostri cuori stanno esplodendo di gioia ora che stiamo dando il benvenuto al nostro piccolo napoletano», ha scritto sui social Dries. Kat è in dolce attesa da 18 settimane.
IL REGISTA Ma questo non è solo il Napoli di Insigne. Perché a sbloccare il risultato nella gara casalinga di ieri sera contro il Bologna, ci aveva pensato Fabian Ruiz. Lo spagnolo sta vivendo una seconda giovinezza. È come se quest’anno stesse facendo vedere la versione 2.0 del giocatore che tutti avevano apprezzato nelle stagioni precedenti. Ieri il terzo gol stagionale (il primo al Maradona dopo i due di Genova con Genoa e Samp): e che gol, un mancino chirurgico con pallone che si è andato a infilare dritto dritto all’incrocio dei pali. Ma Fabian oramai non è quasi più una scoperta.
La cura Spalletti – unita all’affiatamento incredibile che si è creato con Anguissa in mezzo al campo – ha fatto sì che lo spagnolo sia diventato un perno insostituibile per il gioco del Napoli. «Felice per la vittoria, per essere tornati in testa alla classifica, per i tifosi e per il gol. Continuiamo così», chiosa suoi social Fabian. Un giocatore completo, maturato tantissimo dal punto di vista tattico che adesso sa esattamente cosa vuole da sé e dal suo futuro. Prima apre il compasso per infilare Skorupski e poi apre le braccia per accogliere l’abbraccio di tutto il Maradona. È un regista, di quelli con gamba e fosforo, ma è anche una mezzala. Perché sa buttarsi dentro con i tempi giusti e sa farsi trovare in appoggio dagli attaccanti al limite dell’area. Eccola la sua arma segreta, quella che in questo inizio di stagione sta essendo decisiva nella metà campo avversaria. Alla faccia di chi si ricordava del giocatore timido e spaesato, spesso leggerino nelle entrato e mai decisivo nei momenti che contano. Fonte: Il Mattino