Var a chiamata, primi consensi. Parlano Spalletti e Mihajlovic

Var a chiamata? Sinisa Mihajlovic ci pensa: «Magari una volta per tempo, con la possibilità di vedere la situazione. Sì. Ma bisogna valutare, magari si rallenta ancora di più il gioco». Va studiata, ideata, confezionata. Però la proposta lanciata dal nostro giornale trova terreno fertile nelle idee degli addetti ai lavori.

In quelle di Mihajlovic, ma anche in quelle di Luciano Spalletti. «La chiamata Var dalla panchina potrebbe essere interessante – dice il tecnico del Napoli –, ma le società dovrebbero attrezzarsi con figure di esperti. Ex arbitri o guardalinee. Con una telecamera sullo scorrimento della palla. Perché se poi sbagli la chiamata non è che puoi farlo sempre».

Poi, certo, aggiunge Mihajlovic, «non credo cambierebbe qualcosa, una volta presa una decisione è difficile cambiarla».  

 


SCOLARI. Quel che sarà del futuro delle direzioni di gara non frena però l’amarezza per i tanti, troppi e clamorosi errori in lungo e in largo per la Serie A. «Per gli arbitri le cose potrebbero andare megliocommenta Sinisa -, se ci sono quattro allenatori squalificati un motivo ci sarà. Io ho fiducia, cerchiamo solo di collaborare di più. Quello che ha detto Gasperini è vero: non siamo scolaretti, con il prof che arriva e ti dice stai zitto. Bisogna avere più confronto, parlare di più. Faccio l’esempio di Orsato. Con lui posso discutere, però capisce». Non è solo una questione di punti persi, di sviste, di decisioni. E’ un rapporto umano che non decolla. Come se gli arbitri fossero un elemento estraneo al mondo del calcio. Un paradosso.

PIU’UMANI. Lo spiega bene Sinisa. «Bisogna avere più tatto. Anche gli arbitri devono capire il nostro stato d’animo. Non è che tu parli e lui non ti guarda, tu parli e lui non dice nulla e poi ti ammonisce. Dopo la partita non dicono mai nulla. Invece bisogna metterci la faccia. E tutti possiamo sbagliare. Se a me uno dice: “Scusa, ho sbagliato”, per me è finita lì». Non può essere un tema debole, quello della direzione arbitrale. Ancora di più alla vigilia di questa sfida contro il Napoli, delicatissima per la squadra di Spalletti, ma anche per il Bologna dopo i due rossi che hanno inciso profondamente sulla partita contro il Milan.

Ancora Sinisa: «Magari, anche noi dovremmo cambiare il modo di fare, forse, non lo so. Però a Genova io ho chiesto ad alta voce (l’arbitro era Fourneau, ndr): “Come fai a non vedere il fallo su Bonifazi?”. Non ho detto nulla, è venuto lì e mi ha espulso».

Ribadisce Mihajlovic che «bisogna avere più tatto, più senso» e che gli arbitri devono essere «meno presuntuosi». E’ strano che nell’epoca del Var, delle centinaia di telecamere, dei replay, Mihajlovic parli ancora di “percezione”. Dice: «Non possono avere sempre ragione loro, bisogna parlare e confrontarci. Non devono essere gli intoccabili».  

NAPOLI. La tecnologia doveva meccanizzare le regole, rendere gli episodi pura applicazione di testi. Invece è un modo come volontà o rappresentazione. Però, dice Sinisa,

«non penso abbiano qualcosa contro il Bologna, ci sono momenti in cui sei fortunato e altri meno. Chiedo solo più comunicazione, che siano più umani, un po’ più aperti come fanno certi arbitri».

La focalizzazione sulla direzione non può che limitare tutto il resto. Ma c’è la partita, e Mihajlovic sa che «dobbiamo solo guardare le cose che possiamo controllare, il resto dobbiamo lasciarlo perdere». E ciò che il tecnico serbo può controllare è la sua squadra, il suo gruppo. Che dall’inizio del campionato, dice, «ha sempre avuto consapevolezza, mica solo dopo la sfida con il Milan».  

Fonte: Giorgio Burreddu  ((CdS)

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