Aurelio De Laurentiis si è messo lì, ha chiamato qualche amico che di regolamento ne sa e non lo interpreta, ha sbuffato contro la luna, ha invocato chiarimenti utili per capire, ha poi avviato il personalissimo protocollo affinché al Palazzo arrivasse, di buon’ora ed al lunedì mattina, la sua voce infastidita, ma seriamente. Qualcosa, a dire il vero, l’aveva già «sussurrata» suo figlio Edoardo, vice-presidente del Napoli, multato di diecimila euro «per avere al termine della gara, entrando sul terreno di giuoco, rivolto agli ufficiali di gara, con tono sarcastico, un’espressione irriguardosa». E così, da figlio in padre, al mattino, nelle riflessioni con fermi-immagine, c’è il desiderio e anche la bramosia di un’uniformità che aiuti a non alterare il campionato, di adeguarsi gli uni agli altri al regolamento ed alla logica e semmai al buon senso, evitando di contraddirsi a distanza di centottanta minuti o giù di lì, che poi sarebbero appena due partite di «giuoco» come direbbero là dentro.
Fonte: A. Giordano (CdS)