Dal Milan di Sacchi al Milan di Pioli. Dal Napoli di Maradona a quello di Osimhen: Alessandro Costacurta guarda la classifica di oggi e rivede quella di oltre trent’anni fa, quando il suo Milan si giocava lo scudetto con il Napoli e si gode la difesa bunker degli azzurri (3 reti subite dall’inizio del campionato). Dagli studi di Sky Sport, dove commenterà il Napoli dopo la partita con il Bologna giovedì sera a «La casa dello sport», ha le idee chiare sulle favorite per il titolo, ma allo stesso tempo è sicuro che i giochi non siano ancora fatti per niente.
Intanto, al primo posto ci sono Napoli e Milan.
«E quella coppia mi ha fatto pensare ai miei anni, a quelle belle battaglie tra amici. Erano stagioni spettacolari. Si torna a un periodo per me romantico».
Mentre ora come la vede?
«Napoli e Milan sono lì con pienissimo merito. Hanno dimostrato di essere le migliori. Ma purtroppo per loro ci sono ancora tante partite ed è presto per fare calcoli».
Perché?
«Ci sono ancora troppe variabili imprevedibili: la Coppa d’Africa, la fase finale di Champions ed Europa League. Tra le prime 6-7 non c’è una più forte delle altre, e anzi: c’è spazio per tutte».
Del Napoli cosa le piace di più?
«Non posso non dire la difesa».
Davvero?
«Koulibaly e Rrahmani hanno trovato la quadra perfetta. Perché è sicuramente vero che qualsiasi difensore accanto a Koulibaly farebbe bella figura, ma con Rrahmani si compensano alla grande. Mi piace la coppia perché si aiutano. Mi sembrava non ci fosse questa stessa intesa con Manolas. Si vede che adesso i due centrali del Napoli si muovono in sintonia. Ma non c’è solo la difesa…».
Ovvero?
«Il Napoli sta dimostrando di avere un’organizzazione difensiva molto buona e più in generale la migliore organizzazione di squadra del campionato».
Merito di Spalletti?
«Stimo Luciano da anni. Quando giocavo contro le sue squadre ci sembrava sempre di essere circondati dagli indiani perché ti potevano far male da ogni posizione. È vero che ora con Osimhen ha un punto di riferimento, ma le frecce nel suo arco sono infinite. Non mi stupisce affatto quello che sta facendo. Questa era una squadra costruita per arrivare in Champions e lo era anche con Gattuso che al netto degli infortuni lo scorso anno aveva fatto un ottimo lavoro. Si vede ancora oggi la sua mano».
Cosa è cambiato rispetto a quel Napoli?
«Sicuramente la continuità sotto porta. E infatti la vera incognita sarà la Coppa d’Africa con le partenze di Osimhen, Koulibaly e Anguissa».
Nel Milan, invece, chi è il simbolo?
«Su tutti Tonali. Ma più in generale è una squadra molto solida. Alla lista degli insostituibili aggiungo Theo Hernandez e Brahim Diaz. Senza dì loro hanno fatto più fatica».
E Ibra?
«Non è più lui l’uomo decisivo. È servito a far crescere il gruppo, ma ora sembra che riescano a camminare e correre anche da soli. Ibra fa sicuramente giocare meglio quelli che gli stanno intorno, ma c’è qualcuno che è più decisivo di lui».
Ha accennato anche a Zambo Anguissa nel Napoli: quanto è importante?
«È un giocatore che sta facendo la differenza. Ma me lo aspettavo. In Premier era insostituibile e appena è arrivato in un campionato dove si gioca con ritmi leggermente più bassi sta facendo anche vedere il suo tasso tecnico».
Ma non abbiamo detto della Juventus…
«È lontana dalle prime, ma non è fuori dalla lotta scudetto. Domenica sera l’Inter era favorita, ma la Juve ha dimostrato dì esserci. Ripeto: campionato ancora troppo lungo e ricco di incognite per dare una delle big come spacciata».
B. Majorano (Il Mattino)