Nel post gara la parola a Josè Mourinho. L’uomo che, nei giorni prima del match, aveva parlato e fatto parlare tanto della sua squadra. «Io e Spalletti? Certo, è invecchiato di 10 anni. Esattamente come me. Se è cresciuto? Nel mio mestiere si smette di imparare e di migliorare solo quando si dice addio e uno decide di smettere di fare questa professione. Ma non è il caso né mio né suo. Ogni volta che si va avanti si accumula esperienza e conoscenza. Quello che stiamo facendo noi».
Ecco, dimenticate le manette o altro ancora. Sembra la controfigura dello Special One. Viene espulso da Massa come ai bei tempi in cui vedeva nemici e complotti dietro ogni angolo. E cosa fa? Gli fa i complimenti. «È stato un buon arbitraggio, c’è poco da dire».
Che partita è stata? «Una grande partita e la sensazione che ho avuto io, mi è sembrata di alto livello. Lo 0-0 mi sembra buono, e rispetto a vent’anni fa quando all’estero si sarebbero annoiati per uno 0-0 della serie A credo che chi ha guardato la gara si è divertito. È stata una partita dura per tutti. Molto intensa, grande concentrazione, non paura ma rispetto tra le squadre. Alla fine anche io sono uscito stanco, come lo erano i miei calciatori».
C’è stata la reazione che si aspettava dopo il 6-1 di giovedì? «Era molto importante anche il modo in cui Zaniolo e Mkhitaryan chiudevano gli spazi interni. Noi abbiamo avuto le nostre occasioni e loro le loro. Partita anche quasi unica con due allenatori espulsi».
Lei perché? «Non lo so, perché chiedevo palla per me e non ero contento per una decisione ma niente di speciale o che abbia detto qualcosa all’arbitro o da andare a fare la passeggiata. Una partita con noi due espulsi, ma non si può dire che l’arbitro abbia fatto male, ha fatto un lavoro positivo equilibrato».
È uno 0-0 che rianima la Roma? «Quando si fa una cag… grossa come la nostra la partita dopo è molto molto difficile dal punto di vista emotivo, con un peso molto diverso. Giocare contro il Napoli non è facile e la squadra ha giocato, ha cercato di vincere. Loro volevano vincere e anche noi. Il risultato è uno 0-0 e dalla panchina la sensazione è stata una partita stancante anche per me. Grossa partita».
Ci racconti la scelta di non portare neanche in panchina cinque dei giocatori scesi in campo a Bodoe?«Non sono io che decido chi va in panchina e chi gioca. Sono loro che lo decidono. Dovevo dare un messaggio allo spogliatoio. Sono performance talmente negative che anche con una panchina più fragile e tanti ragazzini era per me un messaggio importante. Però la partita rimane nella mia storia e per me è difficile perdonare. Ma su di loro non ho messo una croce».
Piaciuta di più la Roma contro la Juve o col Napoli? «La mia sensazione è che siano state due partite diverse. Con la Juve abbiamo dominato di più, con più controllo della palla. Non abbiamo giocato in transizione anche perché la Juve con l’1-0 si è abbassata e non ha pressato alto come il Napoli. Dal punto di vista della gestione della palla oggi siamo stati più in transizione e con meno capacità di costruire da dietro. Con il Napoli mi è piaciuta l’organizzazione, il modo in cui abbiamo controllato, per quanto possibile, Osimhen e non è facile ma abbiamo fermato praticamente sempre le uscite in profondità».
Il Napoli da scudetto? «Ora è la capolista ma non è importante adesso la classifica. Più importante guardare la classifica dell’anno scorso per capire la differenza e per capire dove stanno quelle più forti. Quello che conta è quello che ho visto. E alla fine ho visto la stanchezza di chi ha dato tutto».
Taormina, Il Mattino