Il bicchiere sta sempre lì e bisogna guardarci dentro per capire se un pareggio, 0-0, prima volta senza segnare e (quindi) senza vincere, possa dissetare in una serata piena di calcio, di strategie, di Napoli e anche di Roma, d’intelligenza, di sofferenza, di umiltà e anche di personalità. E poi semmai, mentre è finita, si può tentar di capire se invece, nella metà vuota del recipiente d’acqua, ci siano rimpianti da assorbire. «Siamo soddisfatti, perché ci abbiamo provato, spingendo, con un atteggiamento corretto. La squadra le vuole vincere queste partite, ma ci sono anche gli avversari. A volte ci è mancato un pizzico di convinzione ma questa tendenza ad osare ce l’abbiamo nella nostra natura questa tendenza ad osare. Affrontavamo una Roma di qualità, arrabbiata per la sconfitta di Torino, e noi siamo venuti a giocarla. Ma sono contento del risultato, del modo in cui l’abbiamo gestita, senza lasciarci andare e con una dimostrazione di maturità notevole».
APPAGATO. La nona è musica per la classifica, venticinque punti, capolista nel condominio in cui dovrebbero starci sette sorelle: però adesso ce ne sono due che stanno lassù, a distanza abbastanza gratificante, e Spalletti si tiene tutto quello che l’Olimpico gli ha lasciato, in un’ora e mezza arricchita dalla personalità del suo Napoli. «Il disegno tattco è stato eseguito nella maniera che volevamo, anche se forse qualcosa nella costruzione va migliorata, si può fare di più, ma siamo nei dettagli. Forse, non siamo riusciti a trovare i passaggi nella trequarti, ma i tentativi li abbiamo fatti e come allenatore posso essere soddisfatto. Dal punto di vista tattico, Roma e Napoli si sono comportate in maniera gradevole, entrambi abbiamo inseguito la vittoria però rispettando gli equilibri. Perché in partite del genere, lo sappiamo basta un errore per essere punito. E un risultato del genere va accettato con positività: il confine tra la vittoria e la sconfitta, in match del genere, è sottilissimo».
Fonte: A. Giordano (CdS)