La sfida – Spalletti ritorna a Roma: è lui il brutto ed il cattivo

Torna a Roma per la prima volta da quando il film di Totti, Speravo de morì prima lo ha disegnato come il brutto e il cattivo. Spalletti sa bene cosa potrebbe attenderlo domani pomeriggio. E si prepara. Il suo orgoglio, adesso, si chiama Napoli. Lo Special One oggi fa il brillante e lo benedice con il nome di Spallettone, ma negli anni in cui la sua Inter aveva la Roma come antagonista parlava di zero tituli. Al tecnico di Certaldo farà comunque sempre un certo effetto essere considerato un nemico in quello stadio, contro quella squadra con cui ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa. Eppure, sarà così. La Roma è solo il passato. Ed è solo un insieme interminabile di bei ricordi. Certo, i vecchi fantasmi di cui ama circondarsi, di tanto in tanto, fanno capolino anche qui (tipo gli spaventatori seriali), ma l’uomo è fatto così: alza i muri, lui vuole stare da una parte (con i suoi calciatori) e tutti gli altri devono stare altrove. Domani gli interessa solo vincere, e dare dispiacere ai suoi vecchi amici. Ma anche ai nemici, perché è evidente che a Roma ne ha a grappoli. Eppure, dovrebbe essere un ritorno romantico, perché Spalletti ha regalato l’ultimo ciclo di sorrisi dalla Roma, perché quando si rimise in carreggiata lo fece lontano dall’Italia, allo Zenit, forse per non tradire quel sogno romanista. Da nemico è tornato, con l’Inter. E ha pure vinto. Dopo essere stato fischiato. Ovvio. Ora ha in mente la classifica, non certo i ricordi. Questo Napoli assomiglia a molte delle tante Roma che ha avuto: con un quadrilatero di palleggiatori per palati fini come Insigne, Zielinski, Osimhen, Politano (o Lozano). In pochi mesi ha dato l’impressione di aver creato una squadra che non è semplicemente prigioniera della propria bellezza: non si distrae quasi mai nel ricamo, prende pochi gol e non si dimentica, quando arriva il momento, di uccidere la partita.
IL Mattino
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