Napoli-Legia, probabili formazioni de “IL M ATTINO”: debuttano Jesus, Demme e Mertens

Uno, Juan Jesus, l’ultima gara da titolare l’ha giocata il 29 novembre di un anno fa quando era alla Roma (e contro il Napoli). Gli altri due, Demme e Mertens, sono reduci da due lunghi stop e da un lento e paziente programma di recupero. Se le indicazioni di ieri sono veritiere, giocheranno assieme tutti e tre contro il Legia. E dal primo minuto. Dice Spalletti: «Non chiamatelo turnover, è offensivo». D’accordo. Ma allora cosa è? Certo, contro la squadra quart’ultima del campionato polacco può bastare e avanzare ma il messaggio è chiaro e la risposta al quesito è arrivata: l’Europa League è considerato uno scarabocchio e non deve essere d’intralcio per quello che è l’obiettivo principe: il ritorno in Champions League. Dunque questo è il tempo delle rotazioni studiate a tavolino, con Koulibaly, Insigne, Di Lorenzo e Anguissa scelti come figure carismatiche e intoccabili visto che anche Osimhen va in panchina. La regola è la stessa che lo scorso anno portò all’eliminazione con il Granada: andare avanti in Europa con le seconde linee e solo a patto che non comporti sacrifici per gli obiettivi di campionato. Così è, poco importa. Appare un sacrilegio far fuori Osimhen ma è quello che ha detto farà Spalletti nella gara che, in ogni caso, segnerà le sorti del girone per il Napoli (la vittoria del Leicester a Mosca obbliga alla vittoria). Insomma, prendiamola come abitudine: il giovedì sarà il solito andirivieni, con un turnover al massimo. Se basta ad andare avanti, bene. Sennò, pazienza. C’è un blocco, c’è un plotone, c’è un gruppo prescelto, c’è un corpo speciale e tattico col quale affrontare la Roma e tutto il campionato. E fino ad adesso ha ragione Spalletti: perché nessuno rinuncerebbe alla corsa per lo scudetto per questa coppa che resta figlia di un dio minore. Nessuno la prenda a male, i risultati parlano chiarissimo: ci sono i titolari e al massimo 4-5 cambi. Una tela principale dove fare degli innesti in base alle esigenze. D’altronde, come è il vecchio adagio? Squadra che vince non si cambia. E Spalletti non cambierà nulla contro la Roma rispetto alla vittoria con il Torino. Ma con il Legia spazio alle controfigure dei titolari. E ogni sforzo del tecnico azzurro per far credere che non è così, poco convince. Dunque, dopo le parentesi negli ultimi minuti, tocca a Juan Jesus esordire da titolare sulla fascia sinistra. Pochi dubbi, è stato preso proprio per fare il jolly in difesa. L’ultima da titolare quasi 11 mesi fa, qui nel Maradona, poi tanta panchina con Fonseca. Un rischio che prima o poi Spalletti doveva mettere in conto. E lo fa in Europa League. Poi ecco arrivato il momento di Diego Demme, ultima volta titolare con lo Spezia l’8 maggio e poi relegato in panchina da Gattuso nello sventurato rush finale della scorsa stagione. Poi l’infortunio nell’amichevole con la Pro Vercelli a fine luglio con la rottura del legamento del collaterale e la riabilitazione. Si metterà nel mezzo del centrocampo a 3, con Elmas e Anguissa ai due lati. Con lui cambia il modo di giocare del Napoli: c’è un play più puro, con un giro-palla che dovrebbe esser più rapido, con meno possesso palla al piede. Si perde qualcosa in incursione e in fisicità rispetto a quando c’è Fabian. Un ritorno al Napoli che aveva in mente Spalletti in estate: ovvero Demme regista. E poi là davanti è arrivato il momento del re del gol, Dries Mertens: altro che sottopunta, come pure Spalletti aveva lasciato intendere, il belga si piazza al centro dell’attacco alla ricerca del gol che migliori il suo record fermo a 135 reti dall’8 aprile, sei mesi di digiuno, che per uno come lui sono una specie di era geologica. Infine, riecco pure Meret. Era certo che avrebbe giocato con il Torino, si deve accontentare di guidare il Napoli-2. Nessuno glielo faccia pesare. Ma i tre punti con Mourinho non sono gli stessi tre punti di questo girone di Europa League.

P. Taormina (Il Mattino)

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