I leader silenziosi del Napoli sono Mertens e Ospina: tanta classe senza età

Fanno 67 anni in due, ma è come se ne dimostrassero la metà. David Ospina e Dries Mertens (entrambi in scadenza di contratto) rappresentano la vecchia guardia di un Napoli che ora più che mai vuole mettere le marce alte per tenere la testa della classifica e allungare. Per farlo, però, potrebbero non bastare i cavalli del motore di Osimhen, i guizzi sulla trequarti di Insigne e i muscoli a centrocampo di Anguissa. Per vincere ci vuole anche esperienza, quella che due giocatori come Mertens e Ospina possono tirar fuori dal rispettivo bagaglio ben fornito. Sono entrambi in scadenza di contratto, e questa potrebbe anche essere la loro ultima stagione a Napoli, ma non importa: fino a quando indosseranno questa maglia sembrano intenzionati a dare sempre il massimo dall’inizio alla fine. A conti fatti, dopo la sorpresa Aguissa, l’exploit Osimhen e la conferma Rrahmani, Mertens e Ospina rappresentano la vera grande novità di questo scintillante inizio di stagione del Napoli. In pochi, infatti, avrebbero scommesso sull’importanza dei due «nonnetti» del gruppo. 33 anni per il colombiano e 34 per il belga, non esattamente primissimo pelo in un calcio che sempre di più tende a far spazio ai giovani mettendo in soffitta quelli con la carta di identità più impolverata. A questo si aggiunga che all’inizio del campionato le gerarchie sembravano già scritte. Soprattutto per il ruolo di portiere, perché Meret – fresco campione d’Europa con la Nazionale di Mancini – aveva rapidamente messo la freccia su Ospina per il ruolo di portiere titolare. Poi, a causa di un infortunio che ha messo ko l’italiano, David ha convinto sempre più Spalletti ad affidargli le chiavi della porta azzurra. Ecco perché, anche ora che Meret si è ristabilito ed è tornato in condizione, Luciano ha preferito confermare Ospina titolare. E bene ha fatto, vista la risposta del colombiano nella gara di domenica sera contro il Torino. Due parate: una su colpo di testa di Bremer (facile) e una su tiro ravvicinato di Brekalo (difficile) per tenere inviolata la porta del Napoli, che così si conferma la migliore difesa del campionato (appena 3 gol subiti). Si fa sentire David, che da lì dietro comanda la linea e con i piedi aiuta i compagni a costruire l’azione, una garanzia che con Ancelotti prima e Gattuso poi ha sempre fatto sentire il peso dell’esperienza.Diversa la parabola di Mertens, che a differenza di Ospina non è mai partito come riserva. Semplicemente ha avuto bisogno di tempo per rientrare. Tutta colpa di un problema alla spalla che ne ha ritardato il ritorno in campo. Spalletti, però, lo ha aspettato sapientemente. Senza fretta. Lo ha centellinato in questo inizio di stagione, se lo è «treziato» come una carta preziosa da giocare al momento giusto. E il momento è stato contro il Torino, quando lo ha inserito a modi apriscatole per fare breccia nel fortino allestito da Juric. Con una serpentina in area ha ispirato il gol di Osimhen (nato da un assist di schiena di Elmas) e sostanzialmente ha deciso la partita. Non sarà più il centravanti titolare da 20 gol a stagione, ma Mertens è il tipico giocatore capace di essere decisivo in ogni momento. Da attaccante centrale, da sottopunta o anche da esterno: insomma, buono per tutte le stagioni e per tutte le occasioni. Proprio come immagina di utilizzarlo Spalletti. Un po’ da titolare, un po’ a partita in corso: insomma, sempre utile quando c’è da far male in avanti. D’altra parte Mertens è ancora il miglior bomber nella storia del Napoli. Insomma, segnare è una cosa che gli viene naturale, sempre e comunque. Tanto poi per non prendere gol ci pensa Ospina. Alla faccia di chi a quell’età li vorrebbe già pensionare. B. Majorano (Il Mattino)

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