Napoli-Torino- L’ottava giornata di campionato di serie A si concluderà questa sera col posticipo tra Venezia e Fiorentina.
Si è giocata ieri alle ore 18 allo stadio “Diego Armando Maradona” la sfida Napoli-Torino, valida per l’ottava giornata del campionato. Una sfida tiratissima e dura che è stata risolta a soli dieci minuti dal termine in favore degli azzurri grazie alla rete di Osimhen.
Ecco i principali spunti del match:
- I soliti dieci: non sarà un caso se la prima conclusione in porta del Napoli arriva al minuto 9′ e 53”, perchè in una città simbolo di eccellenza universitaria lasciare i primi dieci minuti “accademici” agli avversari è prassi consolidata da ormai almeno sei anni. Forse in questa circostanza, ad essere onesti, il Napoli ha lasciato anche ulteriori dieci minuti a metà ripresa agli avversari, rischiando non poco sullo 0-0 ma tornando a graffiare nel momento giusto.
- Il motivo: un giornalista ha il dovere di mettere da parte le simpatie e antipatie personali e raccontare ai propri lettori la sua “pura verità“. Personalmente nel primo anno ancelottiano ero un fan convinto di Meret, ma il campo mi ha dimostrato (già da qualche anno) come sia giusto che il titolare inamovibile di questa squadra sia Ospina. Il colombiano ha una qualità in più rispetto al povero Alex: para anche ciò che non è parabile, per informazioni riguardare l’intervento al minuto 64′. L’età non può essere l’unico parametro di riferimento per cui va benissimo rinnovare il contratto ad entrambi, ma il primo deve essere David per non commettere l’errore fatto con Albiol. Il “fenomeno” lo abbiamo in caso e non possiamo permetterci di perderlo a cuor leggero.
- L’attacco al potere: era un’occasione troppo ghiotta per la stampa “non amica” del Napoli quella del rigore sbagliato per non costruire un bel castelletto. I “fenomeni” della penna parleranno di mancanza di serenità da parte di Insigne come causa principale dell’errore dagli undici metri (anche se la questione dei penalty va risolta rapidamente perchè quattro errori sugli ultimi sei tentativi ci sembra francamente troppo). Lorenzo ha trent’anni, è un figlio di Napoli e del Napoli e lo conosciamo benissimo, sente tanto la tensione e in alcuni frangenti ha qualche limite di lucidità, ma da qui a raccontare che al momento del tiro il nostro capitano stesse pensando al mancato rinnovo è roba da film fantasy. L’attacco al Napoli era iniziato sabato mattina parlando dei furti di auto ad allenatore e a un giocatore (Demme) per cercare di destabilizzare l’intero ambiente e, siatene certi, si continuerà in questi giorni provando a parlare di casi “Insigne” e “Lozano” ma per fortuna Spalletti sembra avere le spalle larghe per tenere botta.
- Il disordine: la partita è stata complicata e difficile per il Napoli, con un Torino molto aggressivo che chiudeva tutti gli spazi creando però non pochi grattacapi in ripartenza. Citata la grandissima parata su Brekalo di Ospina a inizio ripresa, sono stati almeno due a fine primo tempo i contropiede granata in cui tre contro uno potevano davvero far male agli avversari. Certo un palo, un rigore sbagliato e un gol annullato dal Var per pochissimi centimetri chiariscono che il Napoli non ha assolutamente vinto in modo immeritato, semplicemente la squadra è sembrata poco compatta e sbilanciata. Lorenzo si è purtroppo depresso da solo per il rigore sbagliato e Politano stavolta aveva la luna storta, a mio avviso negli assalti degli ultimi venti minuti diventa fondamentale la presenza di un calciatore come Demme per dare il giusto equilibrio.
- Le 19:44: c’è un momento ben preciso in cui la domenica dei tifosi di almeno sei squadre viene rovinato, ed è quando Osimhen col suo colpo di testa preciso decide di far saltare letteralmente il “Diego Armando Maradona“. Una mazzata micidiale per chi già pregustava la possibilità di accorciare (o in un caso agganciare) in classifica i partenopei. Ma questo Napoli seppur, come già detto sopra, disordinato ha qualità da pescare dalla panchina e un’anima vera oltre al carattere del suo allenatore. Grandissimo Lucio anche quando ha battibeccato col tecnico avversario Juric che si lamentava delle perdite di tempo dagli azzurri gridando in toscano “Ora non ti garba che tengan palla eh?” E’ presto per parlare di Spallettismo ma questo tecnico affascina sempre di più questa piazza anche per la sua voglia di difendere la città da tutti gli attacchi.
Articolo a cura di Marco Lepore