A Radio One Station, Piero Chiambretti:
“Come è nato il ‘mio’ Tiki Taka? Ho riflettuto su cosa fanno gli altri, il calcio parlato miete ancora delle vittime. E se avessi dovuto seguire le orme di chi c’era prima di me alla conduzione, non sarei stato me stesso. Andando in onda, per ultimo, tra i programmi sportivi, ho pensato che oltre al calcio avremmo dovuto proporre anche intrattenimento. Insomma, non solo una veduta tecnica dello sport stesso. Certamente il calcio non è il mio mondo, ma tutti posso dire la loro. Questo è il bello di questo sport. Lo scorso anno i dati di ascolto ci hanno dato ragione. Ma credo che questo sarà il mio ultimo anno. In tema di calciomercato devo darvi un’esclusiva: volevo acquistare Bargiggia per Tiki Taka. Ma poi non abbiamo trovato la quadra! Questione Belotti? È difficile. Lui è la storia recente del Toro. Dobbiamo tanto a lui ed il ragazzo, dopo anni, cerca stimoli nuovi. Nonostante il nuovo mister ne abbia portati tanti. Ad Andrea va riconosciuto il fatto che i pochi gol segnati nella passata stagione, sono stati quasi tutti suoi. Venderlo a gennaio non farebbe bene alla squadra. Solo alle casse della società. So per certo che lui vuole restare a Torino. Cairo braccino corto? Non è proprio così. Ha dato stipendi importanti. Portando la squadra al settimo posto dei monte ingaggi in Serie A. Ma i calciatori non si sono dimostrati all’altezza dei loro compensi. Mi riferisco a gente del calibro di Niang, Verdi e Zaza. Ma anche altri. Non incolperei nemmeno i direttori sportivi che, a parte Petrachi, non avevano una grossa esperienza. Napoli-Torino? Il risultato pare scontato. Ma devo avvertire i tifosi azzurri: sono sicuro che il Toro andrà al Maradona con la voglia di giocarsela. E, complice l’esperienza di Juric, che nella scorsa stagione ha sgambettato la squadra di Adl, impedendogli di accedere alla Champions, qualcosa può accadere. Il mio libro (‘Chiambretti. Autobiografia autorizzata dalla figlia margherita’ ndr)? L’ho dedicato a mia figlia. Lo definirei un testamento. Lei ha solo dieci anni. Dunque non conosceva gran parte della mia carriera. E, attraverso questo scritto, ho voluto raccontargliela. Lei ha scritto la prefazione. Poi l’ha corretta. Ma io ho pubblicato la prima versione. Quella in cui c’erano errori tipici dei bambini della sua età. Ha avuto da ridire anche sulla copertina. Dice che ho scelto una sua foto in cui ha un sopracciglio storto!”