Le premesse dell’impresa ci sono tutte, ora si tratta di migliorare alcune cose e disinnescare le altre mine vaganti. I tifosi. Verranno in tanti, sempre di più e saranno un fattore. Le cose da migliorare: Zelinski deve dimostrarsi all’altezza del suo talento, una volta per tutte. Spalletti stravede per lui, non lo deluda. Il recupero di Mertens. Fondamentale. Le altre mine vaganti. La forza del Milan e il pragmatismo dell’Inter, ma qui non può farci niente. La coppa d’Africa. Fondamentale a gennaio mettere le mani almeno su un alter ego di Anguissa, il suo doppio, ammesso che esista. E due esterni bassi, almeno uno ambivalente. Da non sottovalutare anche la perdita di Ounas, un fattore a partita in corso, altro miracolato da Spalletti.
L’altra mina. La più complicata. Le esuberanze di un presidente padrone tanto geniale quanto tumultuoso, incontinente e mattatore, con attitudini da sultano. La tendenza a mettere il suo sigillo di ceralacca su qualunque cosa si muova o respiri nel mondo Napoli, Spalletti è un uomo paziente, forte la sua capacità di assecondamento, ma quanto forte e quanto paziente? Il Napoli, inteso come comunità estesa, calciatori, tifosi, collaboratori, magazzinieri, è compatto con lui. Lo ha eletto come condottiero, l’uomo giusto anche quando verranno le turbolenze e prima o poi verranno. Vivremo, forse, e sapremo, certamente. G. Dotto (CdS)