A Radio Punto Nuovo, nel corso di Punto Nuovo Sport Show, è intervenuto Sigfrido Ranucci, direttore di Report:
“A causa delle inchieste sul calcio ho la scorta, è stata una conseguenza. Non posso entrare nei dettagli perché c’è un’indagine in corso. Per le minacce alla mia persona non si tratta di tifosi ma di persone che gestiscono loschi affari, parliamo sempre di farabutti. Raiola mi ha chiesto un risarcimento danni, parliamo di centinaia di migliaia di euro. È una persona simpaticamente attaccata al denaro. La cosa che colpisce di più è che quando tocchi il calcio sembra che tocchi qualcosa di sacro. Le curve sono considerate delle zone franche dove dei pluripregiudicati possono andare in giro con auto lussuose anche se non dichiarano un euro di reddito, possono gestire il bagarinaggio e quindi in nero. Il bagarinaggio ancora oggi è un reato amministrativo, non c’è nulla di penale. Sono anni che si aspetta la riforma per questo tipo di reato. Ciò che fa più riflettere è che le società sono state lasciate sole all’interno dello stadio a gestire l’ordine pubblico e questo ha consentito di farlo ai gruppi che gestiscono con la violenza parti dei tifosi. Anche con la possibilità di ricattare le stesse società. Poi c’è la parte dell’affaristica, perché non vengono obbligati società e procuratori di rendere in chiaro modalità e luoghi da dove emettono fattura quando fanno una prestazione. Sono soldi che dal nostro Paese finiscono all’esterno. Sono 4-5 anni che facciamo inchieste nel calcio e ci poniamo questo tipo di domande. C’è la commissione antimafia che ha indagato sul fenomeno del calcio. Ricordo due o tre blitz della Guardia di Finanza all’interno di società di calcio in tutta Italia ma non ho visto risultati. O il calcio è l’ambiente più pulito al mondo perché non si trova mai nulla oppure non so… La DDA di Bari aveva intercettato una mail del fratello di Igli Tare nella quale si evinceva che una società di calcioscommesse stava trattando con alcuni esponenti della Sacra Corona Unita, della Camorra e della ‘Ndrangheta. Da quanto risultava agli investigatori faceva riferimento proprio ai fratelli Tare. Quell’inchiesta non è potuta andare avanti ma hanno informato la Federcalcio, quasi un anno e mezzo fa. Per un dirigente sportivo è vietato avere quote, parti di società che gestiscono calcioscommesse, ma ad oggi nessuno in Federcalcio ha chiesto a Tare se questo fosse vero. Eppure noi l’abbiamo sollevata la questione. Forse gli va bene così, non bisogna infrangere il sogno, rovinare lo spettacolo. Ormai siamo in un calcio dove neanche più l’erba è vera, la dipingono di verde per far sembrare tutto più bello. A costo di riverniciare copri anche la ruggine che c’è dentro. Il calcio avrebbe gli strumenti per mandare un segnale. Potrebbe essere un mondo che per la sua tipologia, la sua natura, darebbe l’esempio. Torneremo con delle cose molto grosse sul calcio. Stiamo monitorando un po’ tutti perché di squadre italiane vere ne sono rimaste poche. A volte ci sono dei prestanomi”.