Retorica? Macché, semplicemente la realtà: di qualità e talento, questa squadra, ne aveva anche nella stagione precedente e in quella prima, ma forse quella che mancava era un’anima. Il carattere, la fame, la voglia di vincerla sempre e sempre di squadra: tutti dettagli – diciamo così – che stanno facendo la differenza. Il Napoli di Spalletti vince e diverte, anzi appassiona: non perde la testa, sta imparando a gestire come fanno le grandi squadre e poi sa esplodere sull’onda dei suoi virtuosi e del suo fulmine di nome Osimhen. C’è anima, dicevamo, ma ci sono anche tecnica e tanta tattica: la cura dei dettagli produce schemi come quello della punizione del gol di Rrahmani a Firenze, tanto per dirne una; l’equilibrio regna sovrano e la fase difensiva ha scricchiolato soltanto con lo Spartak Mosca in Europa League. In dieci, dopo l’espulsione di Mario Rui: la peggiore possibile, considerando che in panchina non c’era alternativa di ruolo e il successivo spostamento di Di Lorenzo.
Fonte: F. Mandarini (CdS)