Spalletti in quel «progetto» ampio e vario (dal 4-2-3-1 al 4-3-3 e al 4-1-4-1), Spalletti ci ha spruzzato la sua interpretazione, quasi unica e certo innovativa, del turn-over a partita in corso: ha cambiato poco tra una gara e l’altra, l’ha fatto ripetutamente durante le sfide, ed a volte anche in maniera provvidenziale, ha «approfittato» delle cinque sostituzioni per non ritrovarsi con l’acido lattico alla gola, per esaltare le situazioni che si sviluppavano sotto i suoi occhi, per rimediare ciò che il campo gli stava suggerendo. Si è pure divertito in questa epoca che gli era sconosciuta e che ha sperimentato a modo suo.
Fonte: A. Giordano (CdS)