Il primo ad intervenire a mezzo social è stato Koulibaly dettagliando le parole ascoltate da 3-4 individui sistemati in Curva Fiesole: «Scimmia di m… Mi hanno chiamato così. Questi soggetti non c’entrano con lo sport». Per altro, era stato sempre lui il bersaglio nel dicembre 2018, stavolta a San Siro, contro il Milan: per manifestare il proprio sostegno, la gara successiva, benché squalificato, l’allora San Paolo fu trasformato in un cartello collettivo, “Siamo tutti Koulibaly”. Stavolta tra le migliaia di messaggi Instagram rilanciati dallo stesso difensore ci sono quelli di Dabo, centrocampista ex della Fiorentina con origini del Burkina Faso, e pure del senagalese Babacar, cresciuto a Firenze: «I veri tifosi viola – ha scritto Khouma – vanno allo stadio per tifare viola, quelli che ti hanno offeso sono solo ignoranti e vanno tenuti fuori». Anguissa, rivolgendosi agli autori del gesto, ha poi aggiunto: «Puoi insultarmi e chiamarmi scimmia, questo non influenzerà l’uomo che sono: so chi sono, da dove vengo. Sono un uomo di colore, orgoglioso di esserlo, e questo non cambierà mai. No al razzismo». Dal ritiro azzurro, Gigio Donnarumma ha aggiunto: «È una vergogna sentire ancora queste cose. Siamo con Koulibaly e seguiamo ogni indicazione per combattere il razzismo». Intanto, c’è chi come Franco Vigorita, amico di Kalidou, ha messo a disposizione la maglia ricevuta in omaggio dal giocatore per l’onomastico: «Solitamente le uso per eventi di “chairty”, ma stavolta vorrei donarla a quel “tifoso” che ha offeso KK e gli altri, a patto che chieda scusa per il folle gesto». Solidarietà è arrivata dall’Inter, ma anche dall’estero.
Fonte: F. Bandinelli (CdS)