Se tra qualche mese Messi dovesse mostrare il Pallone d’oro, qualcuno farebbe bene a ricordarsi di Pochettino e della sera del coccodrillo. Il martedì di Champions in cui Messi “fu costretto” a sdraiarsi per occupare quella insolita posizione prevista dal calcio contemporaneo: steso, dietro la barriera, perché non sia mai l’avversario decida di battere rasoterra mentre i tuoi compagni saltano. Una scena che è stata considerata un affronto nei confronti del più forte calciatore del mondo. Come se fosse un ruolo riservato ai gregari, a quelli nati senza i piedi buoni, sistemati in campo a recuperar palloni. Per dirla alla Ligabue.
Rio Ferdinand, ex colonna dello United di Ferguson e della Nazionale inglese, si è indignato. «È stata una mancanza di rispetto, qualcuno dei compagni avrebbe dovuto opporsi e stendersi al posto suo. Non si tratta così uno come Messi».
«Vedete? Messi non è cambiato, anzi. È rimasto il modesto ragazzino di Rosario». Un modello per ogni bambino. Un esempio che qualsiasi istruttore potrà sfoderare al momento opportuno. Non ha esitato nemmeno di fronte al suo maestro Guardiola. È un’immagine da contrapporre a quella del superbo Cristiano Ronaldo che invece lo scorso anno, sulla punizione del Porto, si girò come un adolescente tremebondo e la Juventus uscì dalla Champions.
Non è più tempo da Marchese del Grillo. E poi nel calcio l’epica della generosità ha sempre pagato. I tifosi dell’Inter, e non solo, narrano ancora commossi l’Eto’o terzino a Barcellona nell’anno del triplete. Messi ringrazi Pochettino, gli ha restituito una nuova vita mediatica. E quindi aperto una ulteriore frontiera commerciale.
Fonte: CdS