Per sbarazzarsi dagli equivoci, gli è servito un anno intero, la possibilità di calarsi nel sistema difensivo italiano, l’ampiezza della manovra concessa da Spalletti per evitare gli ingorghi costruiti ad arte – e giustamente – dagli avversari e una certa dose di spudoratezza: contro il Cagliari, se ne è andato a rimorchio di Zielinski e poi, zac, ha provveduto a chiuderla di destro; a Godin, che si è aggrappato alla maglietta, ha «rubato» un rigore con la contro-finta; a Udine, scugnizzo che non è altro, ha inseguito il colpo sotto di Insigne e l’ha adagiato in porta, per evitare salvataggi miracolosi; e a Marassi, prima ha rubato palla a Silva e Augello e poi l’ha sistemata nell’angolino ma successivamente, proprio aspettando che Lozano arrivasse a lui. Settembre è stato il suo mese, un festival del gol che ha condiviso con Benzema, e però dentro le partite Osimhen ci sta da re: è nella fase difensiva (11 palle recuperate), nella distribuzione (35 passaggi positivi), in quella offensiva (12 conclusioni in area, infilandosi semmai dove non passa neanche uno spillo).
Fonte: A. Giordano (Cds)