L’Africa non è nemmeno a buon mercato come dimostrano i 70 milioni (o 50, a seconda delle tesi) sborsati dal Napoli per Osimhen. E le cifre record che De Laurentiis ha rifiutato per Koulibaly. Non c’è quindi da sorprendersi che la colonna vertebrale del Napoli sia africana. A Kalidou e Osimhen il club è riuscito ad aggiungere Anguissa uno dei classici bug dello scouting internazionale. Il club, come rivelato da Spalletti, lo ha pescato grazie all’oscuro dirigente Micheli in coppia con il ds Giuntoli. A conferma che i calciatori non mancano mai, basta saperli scovare.
I tre sono i trascinatori del Napoli d’inizio stagione. Un mix di esuberanza, agonismo, velocità e tecnica. Domenica sera, Godin è uscito dal campo come quei pugili suonati che prendono tristemente coscienza che il loro tempo è finito. Osimhen si è preso gioco di una marcatura che ha ricordato quelle di Gentile con Zico e Maradona. L’attaccante nigeriano supera i difensori con una disinvoltura imbarazzante, come se gli avversari affossassero le gambe in terreni paludosi. Scene da cartoni animati.
benarrivato. A imbeccarlo c’è il camerunense Anguissa che sembra calato da un universo sconosciuto, ha dato forma ai sogni dei tifosi che da sempre desideravano un centrocampista che curasse le loro insicurezze e le loro ansie. Anguissa non è solo prorompente, è un giocatore che – almeno fin qui – dimostra di capire sempre con un secondo di anticipo dove finirà il pallone. Di Koulibaly sappiamo tutto, lo ricordiamo in tackle in scivolata a Mbappé quando il Napoli giocava alla pari col Psg, e autore del gol simbolo allo Juventus Stadium. È tornato il trascinatore di un tempo, rigenerato dalla cura Spalletti.
È vero, la Coppa d’Africa può rivelarsi un ostacolo importante per il Napoli e i suoi tifosi. Ma fino a fine dicembre i pensieri saranno soprattutto degli avversari.
Fonte: M. Gallo (CdS)