Spalletti: “Buona prova, mai andati in confusione, occorre solo andare a cercare il momento buono

Spalletti ha provato lo strappo. Resiste solo il Milan. In questo momento agli azzurri basta un colpo di pedale e gli altri si staccano, oppure si spaccano.
Spalletti, una serata positiva. Ma in cosa deve crescere questa squadra? «Abbiamo già perso negli anni passati e non è vero che non abbiamo già perso… con il Benevento abbiamo perso in amichevole e per me vale come una partita vera. Ma sulla trequarti dobbiamo crescere in qualità: dovevamo chiudere la partita, vero gli altri intasano l’area ma noi dovevamo trovare gli spazi per fare gol. Io non vedevo l’ora di capire, da dentro, quanto fossero forti».
Che prova è stata? «Buona. Non siamo mai andati in confusione, abbiamo sempre gestito, provando a trovare il momento buono. Ecco, potevamo anche andarlo a cercare quel momento buono. È una partita che poteva andare meglio e che abbiamo vinto meritatamente. Ma per molti c’era il ricordo degli errori di quella partita lì (col Cagliari col pari al 90′ di Nandez, ndr)».
Il giallo a Osimehn? «Non se la meritava, ma alla fine ci può stare. Subisce una trattenuta, forse l’accentua. Ma non l’ha simulata. Ma non mi pare che volesse prendersi gioco dell’arbitro. Non è solo un bomber, è già un uomo squadra».
Che panorama si gode dall’alto del primo posto? «Non siamo mai andati in affanno ma dovevamo chiuderla prima questa gara, certe partite si sa che rischio ti fanno correre, si prende un tiro in porta, si prende un gol… abbiamo corso dei pericoli. D’altronde ci sono ancora squadre che devono entrare a regime e che possono fare la nostra stressa striscia e recuperare. Il Napoli è un gruppo straordinario, che riesce a stare in armonia».
Anguissa? «In Premier te ne accorgi di meno di quelli come lui, perché ce ne sono tanti che combattono e lottano, in Italia invece ce ne sono di meno. Lui è un calciatore che viene nell’intervallo, e racconta il contorno della sua posizione, prende notizie, vuole sapere delle scalate degli avversari. È intelligente, forte ed è tenerissimo come ragazzo».
Quelli entrati sono sempre decisivi? «Chi non si sente titolare a entrare non può fare il titolare dall’inizio perché vuol dire che ha una personalità rivolta a se stesso. Se non fanno così, poi devono fare i conti con me. Una rarità questo comportamento? Per poter ambire a entrare in Champions deve essere questo l’atteggiamento, se uno non lo capisce uno poi glielo fa capire».
Ora un po’ di turnover? «Beh, ora sì. Ora ci vogliono calciatori che se si sono allenati bene, senza la puzza sotto al naso. Perché si è giocato ogni due giorni e mezzo e c’è bisogno di cambiare».
Questi due anni a cosa le sono serviti? «Ho 63 anni e come dicevo ai calciatori sono stato scarso come allenatore e come calciatore ma mi sono sempre fatto il mazzo e ho vinto contro squadre più forti e allenatori più forti di me. Quando vedo calciatori che hanno qualità ma non completano con l’atteggiamento, allora divento una belva».
Il Mattino
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