Un anno fa, non appena arrivò, Osimhen ebbe bisogno di quattro partite per sbloccarsi, segnò all’Atalanta, poi lo rifece a Bologna dopo altri 270′ di astinenza: stavolta, scrollatosi la scimmietta che gli si era adagiata sulla spalla dopo il rosso con il Venezia, si è svegliato e da tre partite non si è più riaddormentato. Intorno a Osimhen, sistematicamente, qualcosa cambia, esclusivamente a destra, perché a sinistra c’è un padrone che si chiama Insigne: l’alternanza nella quale Spalletti si rifugia viene riproposta in serata contro il Cagliari e stavolta, come da indirizzo, Politano si prenderà la fascia e Lozano si accomoderà in panchina. Il resto, è immutato, non immutabile, ma Spalletti ha scelto una strategia di intervento moderato, consegna la partita ai dieci-undicesimi di quelli che hanno infiammato Marassi, giovedì, per arrivare, nei modi più opportuni e differenti, sino ad Osimhen, entusiasta del proprio allenatore. «Mi sta aiutando nei momenti e nell’uno contro uno, si è dedicato a me con un lavoro personale e io non posso che essere onorato di avere lui come allenatore».
A. Giordano (CdS)