Napoli-Cagliari, nel suo piccolo, è un amarcord. Nei suoi milletrecentoventuno giorni (e nelle sue centoottantadue panchine)
Mazzarri lancia (il) Napoli in una dimensione inedita nel Terzo Millennio, gli regala le stordenti nottate europee, l’eleva alla felicità assoluta vincendo la Coppa Italia del 2012 e quindi riaprendo una bacheca ormai arrugginita, lo porta ad un ottavo in Champions League che sa di rimpianto (fuori ai supplementari a Stamford Bridge, con il Chelsea che vincerà il trofeo), lambisce persino il sogno dello scudetto andandoci vicino assai e vedendolo sfumare, nell’ira bruciante, a cinque giornate dalla fine, nel 2011, con la sconfitta interna con l’Udinese che consente al Milan di Allegri, a quel punto avanti di sei punti, di vincere di muso lungo.
Il Napoli di Mazzarri ha il potere d’inchiodare la gente alla poltrona sino all’ultimo istante, perchè quel Napoli non finisce mai. Mazzarri è per Napoli la prima «svolta» europea, la riconquista di una visibilità internazionale, uno spessore caratteriale ed anche un calcio da apprezzare e quest’ora e mezza che si profila in una dimensione totalmente modificata, perché otto anni se ne sono andati, c’è però l’eco dolce di quelle vibrazioni.
A. Giordano, CdS