LA SOMMA, LA DIFFERENZA. E stavolta, dopo aver attraversato questo suo primo mese giocando per sottrazione e non rimettendoci assolutamente nulla, il Napoli volta il foglio e va per addizione: ci sono 131 reti da aggiungere alla sua faccia da «scugnizzo», sistemando di fronte a Luciano Spalletti un uomo che ha cambiato se stesso, il tridente e pure la storia del club. Si ritiene, mica poi così pomposamente, il principe del gol, perché lui sul trono ci sta per davvero: che poi sia anche un idolo della folla, uno che a chiamarlo «guaglione» non si sbaglierebbe, diventa persino un indiscutibile dettaglio. Dries Mertens sta meglio, sta persino bene e lotta assieme al Napoli, nelle sedute di allenamento che si sono allungate ed allargate, per farsene un’idea delle sue condizioni: le tabelle di marcia dello staff medico sono state rispettate con precisione assoluta e tra Cagliari (probabile) e l’appuntamento di giovedì prossimo con lo Spartak Mosca (assai possibile) va a finire che dall’elenco dei convocati spunti un sorriso un po’ belga e un po’ napoletano.
IL RE E I «SUDDITI». Dries Mertens non ha mai messo il piede in campo, se ne è stato a recuperare dall’operazione alle spalla sinistra del 5 luglio, e si è potuto divertire a guardare dal divano di casa il Napoli che sta per tornare ad essere suo: il conto alla rovescia sembra ultimato, come per Demme, che già ieri poteva esserci e che quasi sicuramente (?) finirà per debuttare in un ritiro sabato prossimo, quando saranno passati 59 giorni dall’intervento per la rottura-avulsione del collaterale mediale del ginocchio destro.
Fonte: A. Giordano Corriere dello Sport