Doppio ex A. Carnevale: “Spalletti? E’ l’uomo in più del Napoli. Ecco in cosa è migliorato Osimhen”

Il dirigente dell'Udinese ai microfoni del CdS

D opo aver infilato la testa nel cassettone dei ricordi, Andrea Carnevale ha scoperto di aver (ri)visto tante cose che l’hanno riportato indietro in quegli anni: Udinese-Napoli è stato un bel viaggio nel passato, e in quei trentaquattro anni attraversati emozionandosi, ci sono capitate bel foto di foto, per niente ingiallite, da accarezzare dolcemente. La prima Ma. Gi. Ca. fu pure la sua, lui, Diego e Bruno Giordano, gli antesignani d’una epoca nella quale poi sarebbe entrato, e in che modo, Careca: ma voltandosi, ce ne sono di cose da gustarsi, con la solita, intaccata leggerezza di chi nel calcio, 10 maggio ‘87, il primo scudetto del Napoli, ha fatto la storia. 

È stata dura, Carnevale, da capo degli osservatori dell’Udinese, questa sfida con il Napoli. «Bisogna essere onesti e ammettere la superiorità altrui. Siamo stati in partita per mezz’ora, poi è diventato impossibile pensare di avvicinarli. Sono fortissimi: si sapeva e se ne è avuta conferma».

Lei conosce la città, Napoli, e i suoi sogni. «E conosco Spalletti e comincio con il dire che l’uomo in più del club è lui. Nel gioco, nella costruzione dei gol, sulle palle inattive, sul modo in cui vengono serviti gli attaccanti e si muovo gli altri, c’è la mano di un allenatore che è tra i più bravi in circolazione».

Ha eluso la domanda. «Lo farò ancora, perché so pure che Napoli è scaramantica e certe cose non vuole sentirsele dire, ama gustarsele e inseguirle sottovoce. Ma una valutazione si può fare: ci sono tre squadre che ni hanno impressionato e il Napoli, insieme con l’Inter e con il Milan, mi pare quella che sta più avanti».

Parli di Spalletti, con il quale ha avuto modo di abbracciarsi. «Non c’è solo stima ma anche affetto. E poi tanta ammirazione da parte mia. Ci siamo detti ciò che non eravamo riusciti a dirci nel periodo in cui non ci siamo visti. L’ho trovato benissimo e ancora meglio mi è sembrato stia il suo Napoli».

Il simbolo del Napoli, secondo Carnevale. «Troppo facile: per me è Insigne, leader maturo che con disinvoltura si è caricato sulle spalle la squadra. L’1-0 è praticamente quasi tutto suo e il modo in cui va via e quel colpo sotto per saltare il portiere confermano che siamo al cospetto di un fuoriclasse. Non bisogna aver paura di usare definizioni impegnative ma aderenti alla realtà. Insigne è un talento».

E Osimhen non si smentisce. «Un mostro, soprattutto per come ha segnato a Leicester. Il 2-1 è stato delizioso, ora rischia anche le giocate più difficili, si prende la briga di palleggiare in faccia ai difensori. Bello anche lo stacco di testa in Inghilterra, ma lì mi permetto di dire che Carnevale sarebbe andato ancora più su. Però lui ha scelto bene il tempo. Il resto lo ha fatto Spalletti, che lo mette in condizione di giocare sfruttando come meglio non si può le proprie caratteristiche».

C’è Lozano, c’è Politano, c’è Petagna, c’è Ounas, ci sarà Mertens… «Una batteria che fa paura soltanto ad elencarla. Io non voglio indurre la gente a toccar ferro, quindi sto zitto, ma vi sarà chiaro ciò che penso: può succedere di tutto».

Ha solo belle parole. «Dopo un 4-0 in trasferta, contro un’Udinese che stava facendo benissimo, è impossibile notare difetti. Semmai si possono fare complimenti per l’acquisto di Anguissa: lo avevo seguito quando era giovane, e si vedevano le qualità. Ma è migliorato ancora. È una forza della natura». 

A. Giordano (CdS)

 

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