Aurelio De Laurentiis, all’inizio della sua esperienza calcistica, lo definì «il mio Jean Todt». Pierpaolo Marino come il capo dell’area tecnica della Ferrari. Avellinese, il manager che governa l’area tecnica dell’Udinese ha un passato (e un cuore) napoletano. E’ stato nel club che vinse il primo scudetto nell’87: due anni prima lo aveva voluto Italo Allodi, assunto da Corrado Ferlaino per costruire una grande squadra intorno a Diego, il più grande di tutti, e tentare l’assalto al tricolore.Se ne andò poche ore dopo la festa, Pierpaolo, perché Ferlaino aveva deciso di sostituire Allodi – ammalatosi – con Luciano Moggi e le due figure erano incompatibili. Marino, avellinese tifoso del Napoli, proseguì la sua carriera nella Roma del senatore Dino Viola.Sarebbe tornato a Napoli nel 2004, scelto da De Laurentiis come braccio destro, anzi come vero motore del club perché il produttore non aveva conoscenze calcistiche, per sua stessa ammissione. Una “scuola” importante, quella di Marino, con tanti segreti svelati all’amico Aurelio e la doppia promozione firmata da Edy Reja, con la prima vittoria in serie A per 5-0 il 2 settembre 2007 in casa dell’Udinese. Proprio da Udine si era mosso Pierpaolo per affiancare De Laurentiis, che aveva acquisito il titolo della fallita Ssc Napoli. Il dg costruì rapidamente la squadra, prendendo come primo calciatore un attaccante dell’Udinese, Sosa. E poi, dopo l’esonero di Ventura, affidò il gruppo a Reja, che venne licenziato nel 2009. Fu quello il momento della rottura con De Laurentiis: anche Marino considerava concluso il ciclo di Edy, tuttavia avrebbe voluto che concludesse il campionato. Invece il presidente prese l’ex ct Donadoni e non ascoltò il consiglio di Pierpaolo: aspettiamo e poi proviamo a prendere Spalletti. Luciano era alle ultime battute del primo ciclo alla Roma e Marino lo conosceva bene perché lo aveva voluto a Udine. Pochi mesi dopo, sarebbe andato via anche Marino, sostituito dal giovane Bigon.Marino è stato l’ultimo dirigente sportivo forte nel Napoli, poi il pallino tecnico è passato nelle mani di De Laurentiis e dell’ad Chiavelli: a loro spettano le decisioni più importanti sulla squadra, a cominciare dalla scelta dell’allenatore, il direttore sportivo – Bigon prima e Giuntoli poi – ha il ruolo di collaboratore. Marino, fresco 67enne, andò via da Castel Volturno – altra sua intuizione – restituendo metaforicamente le chiavi del centro sportivo perché si diceva che fosse lui il controllore del club. Il rapporto con De Laurentiis si è ricostruito e non poteva essere diversamente. Perché il Napoli che ha poi lottato per lo scudetto e ha giocato in Champions cominciò la sua storia in quei giorni dell’estate 2004. F. De Luca (Il Mattino)