Mou e Spalletti, due sciamani con le città ai propri piedi

Roma e Napoli ai loro piedi, quelli di José Mourinho e Luciano Spalletti. Due sciamani che hanno preso in mano due pentoloni perennemente fiammeggianti. Missione già compiuta per entrambi. Non solo per il loro verbo, ma per quello che Roma e Napoli stanno facendo in campo. Potrebbero essere lo Special One e Lucianone i tecnici giusti per riportare il tricolore al Sud. O almeno provarci. Imbattuti tutti e due. In campionato e in Europa. E tutti e due sempre col brivido della rimonta incorporata. Perché così è ancora più facile farsi voler bene dai tifosi: la corsa alla Mazzone di Mourinho dopo il gol-vittoria al 91′ con il Sassuolo è roba da copertina. Spalletti per farsi accettare aveva solo una possibilità: vincere le prime due di campionato, battere la Juventus e partire bene in Coppa. Eccolo. Per di più giocando bene. Spalletti è stato all’Inter che ancora si sentiva orfana del triplete e delle lezioni di Mou. Il portoghese arriva nella Roma che Spalletti ha già messo da tempo alle spalle, con strascichi antipatici anche lontano dalle telecamere. Con loro due si va sempre di slogan. Quello orgoglioso: «Uomini forti, destini forti» che è stata un po’ la mozione degli affetti per i tifosi del Napoli. Mourinho non sta tradendo di una virgola le aspettative dei romanisti. Quella di Mou è un’operazione quasi di propaganda, sportiva ed economica per la Roma di Friedkin. Diversa dalla scelta di De Laurentiis: che ha voluto un allenatore-martello per conquistare il ritorno in Champions. Il minimo sindacale, sia chiaro.
Il Mattino
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