Il sorriso sempre. E per un attaccante non c’è cosa che può renderti più felice di un gol. Lo sa bene anche Lorenzo Insigne che infatti domenica sera si è potuto letteralmente consolare tra gol, e tifosi in un cocktail di emozioni in grado di ubriacare anche il bevitore più esperto. Suo il sigillo iniziale sulla vittoria sofferta contro il Venezia.
Non tanto per il gioco, sia chiaro, ma perché tra espulsioni (Osimhen), infortuni (Zielinski) ed errori (il primo dal dischetto proprio di Lorenzo), la prima notte del campionato del Napoli rischiava di trasformarsi in fretta in un vero e proprio incubo.
LA SPINTA
Ma Insigne non ha avuto paura di sbagliare (per la seconda volta) il calcio di rigore, si è caricato la squadra sulle spalle e ha spedito in rete il pallone e tutte le ansie da prestazione che teneva con sé. Che poi, a dirla tutta, quella di Lorenzo era una serata iniziata col piglio giusto. Lui, campione d’Europa con la maglia numero 10 della Nazionale, accolto dal suo pubblico come un re. Tutti a invocare il suo nome, dopo mesi di silenzio forzato a causa dell’assenza del pubblico per il Covid. Quel boato, tutto in esclusiva per il capitano, ha stappato la bottiglia delle emozioni di Lorenzo. Probabilmente non si era mai visto un amore tanto viscerale e palese tra il pubblico di fede azzurra e il suo capitano. Adesso sì, si piacciono e si trovano. Negli anni scorsi, infatti, il primo errore dal dischetto avrebbe portato con sé fischi, polemiche e quella ventata di incertezza che probabilmente sarebbe stata capace di travolgere Insigne. Ma ora no. In primis perché il rapporto tra la piazza e il suo capitano è in ascesa continua e poi perché Lorenzo è un uomo nuovo. È cresciuto, mentalmente e calcisticamente. Sa quello che vuole sa quello che può dare a questa squadra. Dopo l’espulsione di Osimhen è stato il primo a rivolgersi ai compagni, a incitarli, a infondere loro quelle sicurezze che tutto a un tratto rischiavano di finire negli spogliatoio mano nella mano con l’attaccante nigeriano. Ha caricato tutti, dal primo all’ultimo, come un vero capitano, come l’ultimo di quelli che si vogliono arrendere. Ha concluso la partita sotto la curva, abbracciato da quei tifosi che per mesi sono stati lontani: dallo stadio e dal cuore. Sono mancati a tutti, non solo a Lorenzo, ma lui – napoletano e tifoso del Napoli – proprio non ne poteva più di farne a meno. Ha ripagato l’attesa con un gol e quel gesto forte, mostrando gli attributi ai suoi tifosi, come a dire «Qui ci penso io». B. Majorano (Il Mattino)