Spalletti in conferenza: «Concentrazione e spalle larghe da parte di tutti. Tranquillo per Insigne»

L’allenatore  azzurro: «Questa è l’esperienza  più intrigante  ed eccitante della mia  carriera I mille colori  di Napoli mi affascinano»  
C è un uomo di 62 anni che, dinnanzi ad un panorama in cui perdersi, s’infila dentro a un sogno e lo lancia al vento, come se fosse un aquilone: si possono aver vissuto tante vite in 921 panchine, ma la prossima, evitando contorsionismi dialettici, fregandosene del dialetticamente corretto, però restando se stesso, senza finzione e senza ipocrisie, è quella «più arrapante» di questa esistenza che Luciano Spalletti va ad attraversare a modo suo. E aggirando qualsiasi cautela, sfuggendo alla retorica, scegliendo persino gli spigoli della sincerità, sussurrando liberamente, tra pennellate che sembrano appartenere a una gouache, ci sono i contorni d’una missione che prende nell’anima: «Questa città mi fa venire in mente, subito, quella di Pino Daniele, i suoi mille colori. E ho una squadra che mi mostrerà d’essere convinta della sua forza». La Napule è di Spalletti. 
Cosa sarete, Spalletti? «Si vedrà strada facendo ma nessuno potrà convincermi mai che non saremo competitivi». 

Non sperava neppure di avere qualche elemento in più? «A me sembra non manchi niente. Sto ben con quel che ho per andare a giocare la partita con il Venezia – che con l’organizzazione di Zanetti mi ha impressionato – e pure quelle successive. Per il futuro, se ci sarà l’opportunità di completare la rosa si farà».

Juan Jesus è l’unico acquisto. «E io lo conosco bene. È stata una grandissima occasione che Giuntoli è riuscito a portare a casa. Sa fare sia il centrale che il terzino sinistro. È forte fisicamente, veloce ed è integrissimo. Juan Jesus è del livello del Napoli».

Quindi non chiederà un esterno mancino? «Abbiamo, volendo, Di Lorenzo, Zanoli, Malcuit. Ho gente che può lì, se manca Mario Rui, e sono pronti anche a togliergli il posto. E poi lamentarsi è la teoria degli sfigati».

La garanzia del Napoli, vista l’aura che l’accompagna, sembra lei. «Voglio tutte le responsabilità che ci sono attorno al mio ruolo. Napoli è una sfida bella, intrigante e anzi vado oltre, la più arrapante della mia carriera. Qui ha giocato il più grande di tutti e noi dobbiamo lavorare per convincere i nostri tifosi».

Ha scelto uno slogan della gente per le maglie ma sa bene che al “Maradona” le canteranno anche: «Noi vogliamo vincere…». «E avranno ragione. Napoli non è una piazza come tutte le altre. Ne ho parlato con i ragazzi. Chi non sopporta queste pressioni non può giocare nel Napoli».

In un mese e poco più, cosa le è piaciuto finora del «suo» Napoli? «Siamo passati dal 4-2-3-1 al 4-3-3 senza problemi. Abbiamo costruito a tre in alcuni casi. C’è stata duttilità ma un clima meraviglioso: qui siamo tutti importanti, lo è Tommy, il magazziniere, lo è Paolo, il cuoco. Poi la differenza la fa il comportamento regale di Koulibaly, la sua semplicità, la sua disponibilità».

Insigne può restare turbato? «Io lo vedo sempre sorridente. Il contratto non gli crea incertezze. Le incertezze sul lavoro non riguardano il nostro mondo, ma altri mestieri. Lui la turbativa la schiaccia o la allontana con un calcio indirizzandola come gli pare».

Cos’è Napoli per lei oggi? «Mi vengono in mente subito i mille colori di Pino Daniele. C’è questo sole, i riflessi del mare, la luce che cala in picchiata nell’acqua con le ombre. Una roba bellissima. Mi hanno portato a cena in due ristoranti, ci tornerò. Ai tifosi non abbiamo da dire niente. Dobbiamo soltanto respirare la loro passione, farcene carico e realizzarli i loro sogni».

Alla terza, a mercato chiuso, ci sarà Napoli-Juve: avrà Insigne e Manolas? «Il presidente ha già parlato in funzione di questo. Manolas e Insigne sono nel gruppo calciatori che ho preso in considerazione. Sono calciatori che alzano il livello di qualità degli altri giocatori che ci giocano vicino. Per me ci saranno, perché no?» .

Fonte: Giordano/Mandarini (CdS)
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