Il Mattino – “Caro Spalletti ora pensaci tu noi vogliamo sognare ancora”

Marilicia Salvia scrive:

“Spalle’, fa caldo, ci viene da dire parafrasando quella famosa pubblicità. Fa caldo, troppo caldo in questa rovente vigilia d’inizio campionato – vedi tu se è normale che si parta il 22 d’agosto, che qua stiamo ancora a mangiare anguria sotto l’ombrellone e di dare la caccia al canale streaming giusto abbiamo voglia zero – davvero fa un caldo assurdamente infernale per pensare di accalorarci ulteriormente solo perchè il mister, nostro nuovo nume tutelare, nuovo stratega di battaglie che gli auguriamo leggendarie, s’appresta a mettere in campo undici eroi in divisa Armani destinati a fare un sol boccone dei malcapitati debuttanti veneziani. Fa caldo mister Spalletti, e con il cervello se non con il corpo siamo tutti beatamente in vacanza, perciò eviteremo di farle – e soprattutto farci – del male elencando le ragioni che ci spingono a ostentare indifferenza, anzi diffidenza davanti a questo nuovo capitolo che si apre di una storia, la nostra, quella recente almeno, fatta di troppe ingenue speranze seguite da troppe precipitose disillusioni. 
Le potremmo dire, volendo, della straniante altalena di emozioni che ci ha portato fin qui, fino al burrone del ridimensionamento sul quale ci rifiutiamo di affacciarci: ma sarebbe inutile, perchè ci ha già detto che considera quel nefasto Napoli-Verona solo una partita come tante, una semplice sfida sfortunata. Getta acqua sul fuoco, lei, ed è comprensibile, peccato che a noi la sua acqua arrivi come nuovo sale sulla ferita. Potremmo dirle del senso di oppressione che ci dà questo calciomercato, questa brutta piega presa dal sistema calcio che considera normale il cambio di casacca a stagione avviata, ma che glielo diciamo a fare: lo sappiamo, mister, che da quando è arrivato si sta impegnando a evitare che i nostri pezzi da novanta prendano il volo, che se Insigne Kalidou Fabian Ruiz e mettiamoci pure l’incedibile Ciruzzo rimangono con noi sarà come aver comprato dei rinforzi, ma se invece anche uno solo fra loro partirà buonanotte sogni di rilancio, e buonanotte anche alle sue ambizioni di allenatore-chef che vuol dimostrare di saper friggere il pesce con l’acqua: va bene tutto, ma senza pesce non si frigge niente. Vorremmo dirle infine dello sconcerto in cui ci ha precipitato l’operazione Locatelli: non è vero che non sono fatti nostri, certi accordi farsa non possono non sottenderne altri, sono rivelatori di un sistema che alimenta sospetti, allunga ombre, insomma spegne le passioni, toglie peso alle ragioni del tifo. Ci rende diffidenti, attendisti.
E noi così stiamo adesso, aspettiamo. Aspettiamo di essere smentiti. Aspettiamo un campionato onesto, sincero, degno del titolo europeo che il calcio italiano si è meritato affrontando ogni sfida esattamente così, a viso aperto. Aspettiamo la stessa trasparenza, aspettiamo squadre che vadano in campo per affrontarsi divertendosi come l’Italia di Mancini ci ha dimostrato che si può fare, aspettiamo società che rispettino, con i valori dello sport, il fair play finanziario che impone di non fare passi più lunghi della gamba: onore all’Inter, a proposito, che di fronte alle difficoltà dei proprietari si è auto-ridimensionata, non ha ceduto alle lusinghe della finanza creativa che da troppo tempo avvelena i pozzi della sana competitività. Ecco, noi questo adesso vogliamo, adesso che ci dicono – ed è la prima volta dopo diversi anni – che il Napoli non parte tra i favoriti per lo scudetto: dateci un campionato equo, a ribaltare i pronostici ci pensiamo noi. Perché sì, forse non abbiamo il miglior attacco possibile, ma abbiamo Oshimen e sbagliano di grosso i bookmakers che ci danno a 12 insieme con il Milan, molto staccati da Atalanta, Juventus e Inter. Sbaglia chi crede a un campionato dal finale già scritto, solo perché Allegri è tornato ad allenare i bianconeri e Lukaku ha sedotto e subito abbandonato i nerazzurri. Questo, se tutti rispetteranno le regole, sarà un campionato molto vivace, molto incerto, e perciò molto divertente: quello che ci vuole per uscire dalla depressione dopo due anni di stadi vuoti e di urla nel silenzio. 
Insomma, caldo a parte, ce la possiamo fare. Possiamo riuscire a gettare il cuore oltre il Venezia, a ritrovare interesse per formazioni, risultati, conferenze stampa. Sì, quei collegamenti a fine partita, quei faccia a faccia con allenatore e calciatori che ci sono stati negati per quasi un anno, uno sproposito a ripensarci, che tra squadra e tifosi ha allargato una voragine. Insomma ridateci le conferenze stampa, che sulle chiacchiere da bar ci organizziamo noi. Pensiamo noi ad alimentare miti, aspettative, speranze. Quello che è il mestiere dei tifosi, ciò che rende speciale ogni attesa e ogni post-partita, e che abbiamo dovuto soffocare dentro mesi di sconcertante silenzio. Noi che la Champions la volevamo più dei giocatori in campo quella brutta domenica di maggio, noi che non ci fidiamo più delle mezze promesse e restiamo vigili fino a chiusura del calciomercato, perché Lorenzo se vuole potrà anche andare via, ma non in cambio di nulla, non allo scopo, a noi tifosi estraneo, di far quadrare conti che peraltro già quadrano. Dateci un segnale, da Castelvolturno, uno solo, a noi che i Ronaldo e i Lukalu e i Messi li vediamo sempre con il binocolo e gli Emerson Palmieri ci passano davanti come meteore, e per chiudere il cerchio ci manca sempre il terzino sinistro. Noi che non ci importa nulla se non sono entrati i soldi Champions: se l’anno scorso siamo arrivati quinti allora quest’anno bisogna fare meglio, se i risultati hanno detto che siamo squadra da Europa League allora andiamo a prenderci l’Europa League. 
Si può, si deve sognare in grande anche contro ogni evidenza, ed è quello che faremo, anche quest’anno, come sempre, noi che pure se arrabbiati, delusi, sconfitti sappiamo poi tornare sempre dove eravamo, dove ci hanno portato i nostri padri, dove abbiamo portato i nostri figli: sulle gradinate, non solo reali ma soprattutto metaforiche, della passione azzurra. Noi tifosi che chiediamo di più e non ci stancheremo mai di farlo, mister Spalletti, perché lo meritiamo, perché solo così ha un senso. Buon campionato e forza Napoli, allora: pure se fa un caldo impossibile, pure se abbiamo voglia zero, ci consideri già a caccia del canale streaming giusto, da guardare mentre mangiamo anguria sotto l’ombrellone“.

Fonte: Il Mattino

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