«Bentornato campione!!!». Tre punti esclamativi a rafforzare il concetto, striscione bianco, scritta in rosso. Venerdì 30 luglio, anno Domini 2021. Cortile interno di via Andrea Doria, civico 40. E’ qui che si svolge l’affettuosa accoglienza e il giusto tributo all’eroe di Tokyo. Osannato e applaudito da familiari, amici e concittadini, Marco Di Costanzo rientra a Napoli e racconta agli intervenuti la sua singolare esperienza a cinque cerchi. Gli stessi tatuati sul braccio destro, dopo il primo straordinario trionfo a Rio 2016 (all’epoca con Giovanni Abagnale nel due senza). Applausi, coriandoli e tricolori ovunque ai balconi. Nonna Titina la prima ad essere salutata dal canottiere bronzo nel quattro senza. «Stanchezza e felicità. Il fuso orario si avverte», dichiara sincero Di Costanzo, con cappellino Armani, maglia bianca, pantalone e scarpe dello stesso colore (blu) e lacci tricolori. Volo di 12 ore, partenza da Haneda Airport, scalo tecnico ad Istanbul, atterraggio a Fiumicino, dove ad attenderlo c’erano papà Rosario, il fratello Fabio, tecnico della sezione canottaggio della Canottieri Napoli, e Roberto Bianco, amico e collega delle Fiamme Oro. In auto fino a casa. «Comunque andrà sarà un successo, ma io ne sono certo, perché ti conosco!!!», postava su Facebook il 12 luglio a poche ore dalla partenza il fratello maggiore. E così è stato. Nonostante i noti imprevisti e lo speronamento in finale da parte inglese. Non torna a mani vuote l’atleta dei Quartieri Spagnoli per la gioia di mamma Maria. «Sei il nostro orgoglio», recita l’altro striscione esposto in suo onore. Non poteva mancare il canottiere e velista Emanuele Liuzzi, di ritorno dall’avventura in Coppa America, per congratularsi con Marco. «Ciao Tokyo. Ed eccola qui tutta la mia Olimpiade in una foto, l’amore dei 5 cerchi , braccia spalancate per tutto l’incredibile che è successo, qualche goccia di sudore, il mio sorriso e la mia seconda medaglia olimpica. Pazzesco!!!», scrive sul suo profilo Facebook il classe 1992. «Questa Olimpiade era iniziata con un gran dejà-vu, c’è da impazzire ancora alla vigilia della gara più importante, mi sento scaricato, cambio barca di nuovo! Iniziano una serie di giornate buie, forse peggio di quelle di Rio. Sì, perché a Rio è andata bene ma ora sembrava che stessi in una cosa troppo grande, troppo! Anche per noi che eravamo riusciti in un’impresa nel 2016. Nel due senza abbiamo lavorato tanto e la barca migliorava giorno dopo giorno e sono sicuro che se avessimo gareggiato, avremmo almeno agguantato un’altra stupenda finale, ma poi succede l’incredibile». Effetto sorpresa, si palesa l’imprevedibile. «Mi sento toccare il piede, apro gli occhi e vedo Andrea Coppola e dopo un secondo mi dico: «Sto sognando». Penso sia successo qualcosa, tipo un incendio o un terremoto, e sento Andrea Coppola che mi dice che devo prepararmi, perché devo saltare sul 4 senza, poichè che tra 2 ore ho la finale». Riavvolge il nastro Di Costanzo, rivive quei momenti e quelle sequenze scolpite in maniera nitida e indelebile nella sua testa. «Tutto questo perché Bruno Rosetti è risultato positivo al Covid-19 e a lui va il mio fortissimo abbraccio. So quanto era importante per lui e non sarebbe mai dovuta andare così», afferma il canottiere azzurro, campione di vita e di sport. Il futuro diventa presente. Qui ed ora. «In un attimo mi trovo in partenza per una finale olimpica. Ho dovuto mettere tutte le emozioni da parte, mi stava passando un treno con un’opportunità che sarei stato troppo ingenuo a lasciarmela sfuggire. E allora ci ho messo tutta la mia cazzimma», argomenta. Il sogno diventa realtà, si materializza, diviene tangibile una volta superata la linea del traguardo. «E’ questo il fotogramma che conserverò gelosamente». Segue l’abbraccio di Matteo Castaldo e Marco Di Costanzo si distende, si rilassa, respira. Comprende quanto di fenomenale abbia realizzato, resistendo pure alla manovra azzardata dei sudditi di Sua Maestà. «Abbraccio forte Bruno, mi dispiace davvero tanto». Quasi a scusarsi. «Ancora di più per Giovanni Abagnale, perché sono sicuro che ci saremmo tolti ancora una soddisfazione insieme e un «bravi bravissimi» ai compagni di un incredibile finale: Matteo Castaldo, Matteo Lodo e Peppe Vicino». ItalNapoli veramente. Parla napoletano il 4 senza, equipaggio composto da tre partenopei. Armo made in Naples (con Lodo di Terracina). Volto abbronzato e televisivo. Possibile ipotizzare un avvenire cinematografico. «Ringrazio le Fiamme Oro e il presidente Francesco Montini». Il resto è già Storia.
Fonte: Mattino.it