Cinque medaglie conquistate nell’arco di tre ore a Tokyo da atleti napoletani: Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo e Peppe Vicino nel canottaggio (bronzo nel 4 senza); Luca Curatoli nella
C’è attesa per quanto riusciranno a fare altri napoletani: Cristina Chirichella e Monica De Gennaro con la nazionale di volley e Vincenzo Dolce, Vincenzo Renzuto Iodice e Alessandro Velotto con quella di pallanuoto. Intanto, Castaldo, Di Costanzo e Vicino – già vincitori del bronzo a Rio 2016 – hanno confermato la grande tradizione del canottaggio che risale alla Coppa Lysistrata, evento in mare datato 1909. Castaldo è il nipote di uno dei più grandi atleti e dirigenti dello sport napoletano, Carlo Rolandi, signore della vela scomparso un anno fa. Di Costanzo, ragazzo dei Quartieri spagnoli, si è trovato a salire sulla barca del bronzo, non la sua, a poche ore dalla gara per la positività di Rossetti al
Testa e Curatoli rappresentano altre due grandi scuole: la Boxe Vesuviana dei maestri Lucio e Biagio Zurlo e il Circolo Posillipo. Irma è nata e cresciuta bene in un rione difficile come quello della Provolera. Poco più che bambina, ha scelto la strada giusta, lontano dai pericoli della strada: ha deciso di diventare prima un pugile e poi di entrare nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia. A Rio aveva pensato di smettere dopo essere stata sconfitta ai quarti, le lacrime stavolta sono di gioia. È la prima donna italiana a vincere una medaglia nella boxe, peraltro nei Giochi in cui non vi è un solo pugile azzurro. Gli Zurlo la seguono a distanza in ogni attimo, il ct Emanuele Renzini
Napoli e Torre Annunziata celebrano i loro assi, simboli di sport che obbligano a fare grandi sforzi per andare avanti e possono regalare gloria, sicuramente non milioni di euro. Hanno vinto – e la Testa può aggiungere pagine di storia conquistando qualcosa di più prezioso del bronzo – in un’Olimpiade che ha riservato amare sorprese per tanti favoriti: si pensi alle delusioni nel nuoto e in altre armi della scherma per la spedizione italiana, o ai crolli psicologici di quotatissime atlete come Biles e Osaka. I ragazzi napoletani sono saliti sul podio perché hanno cuore, non solo muscoli. E quella dote in più che è la cazzimma, con la quale si può vincere una finale di canottaggio dopo essere stati improvvisamente
Ci sono ancora discorsi in sospeso: a Napoli, ad esempio, la riapertura a pieno regime dello stadio Collana e la gestione degli impianti del nuoto, perché queste sono le fabbriche dei talenti.
F. De Luca (Il Mattino)