In Premier League si va verso l’obbligo di vaccinazione per i giocatori e lo staff delle società calcistiche. Questa sarebbe la soluzione che il governo britannico varerà stando a quanto riportato dal Daily Mail.
In Italia una simile iniziativa viene considerata impossibile per questioni legali da vari attori del calcio, nonostante più di un giuslavorista consideri legittimo da parte del datore di lavoro esigere che il dipendente si vaccini, anche senza un provvedimento legislativo ad hoc. Per ora, in Serie A non si va oltre le raccomandazioni, come dell’Associazione italiana calciatori in una lettera inviata lunedì ai propri iscritti: vaccinatevi – è il senso del messaggio – per tutelare voi stessi, i vostri compagni di squadra e le vostre famiglie. Sullo stesso concetto stanno insistendo a voce i dirigenti dell’Aic anche nelle visite di questi giorni all’interno dei ritiri delle squadre di Serie A che si stanno preparando all’inizio della nuova stagione. A spanne, in ogni gruppo ci sono 1-2 giocatori No Vax, ma il caso dello Spezia dimostra che bastano e avanzano per accendere focolai. Uno scenario contro cui gli inglesi starebbero per prendere contromisure, secondo l’indiscrezione del Daily Mail: per il tabloid nelle linee guida di prossima approvazione da parte del governo britannico, nell’ambito della completa riapertura degli stadi del campionato inglese, verrà inserita anche una norma valida dal primo ottobre per giocatori, allenatori e dirigenti. Al momento solo due dei venti club della Premier League hanno vaccinato tutti i loro tesserati. Nella scorsa stagione alle società veniva richiesto di sottoporli a due test molecolari settimanali per garantire il regolare svolgimento del campionato. Se verrà confermata l’indiscrezione – per ora federcalcio inglese e Premier non commentano – fra poco servirà il Covid Pass, come ai tifosi di Euro 2020 che dovevano dimostrare la doppia dose effettuata da almeno 14 giorni. I club inglesi finora sono stati restii ad organizzare vaccinazioni speciali per i propri tesserati per evitare l’accusa di cercare favoritismi o saltare la coda, ma di fronte alla scadenza d’ottobre dovranno affrettarsi dal momento che il programma vaccinale inglese prevede un intervallo di tempo di otto settimane tra la prima e la seconda iniezione. In merito al passaporto vaccinale richiesto ai tifosi, la Premier League si è già espressa a favore, convinta della utilità e della praticità del documento nella gestione sicura degli impianti. Resta, però, da verificare la reazione dei giocatori – sottolinea il Mail – dal momento che non sarebbero pochi, soprattutto tra i più giovani, quelli titubanti di fronte alla vaccinazione.
Ansa