Chi altri avrebbe potuto scatenarsi nel ruolo di bomber se non lui, il centravanti venuto dal profondissimo Sud? Peccato ci sia qualcosa che non si riesce a dimenticare. Qualcosa di cui è ignota la ragione. Sarà per questo che non è facile tornare a scaldarsi per questo Napoli, e ci dispiace davvero per Luciano Spalletti, che di sicuro è un allenatore forte, grintoso, un mister che uno migliore, di questi tempi, non ci poteva capitare. Ma ci scuserà mister Spalletti, e ci capirà se gli diciamo che abbiamo bisogno di un supplemento di indagine, di capire meglio dove stiamo andando, e soprattutto con chi. Solo che il tempo del vada come deve andare è finito, e dopo Verona – scusate se la lingua batte dove il pareggio duole – è davvero difficile essere felici a prescindere. Non sappiamo neanche se i nostri gioielli più preziosi, Koulibaly, Mertens, persino Insigne, resteranno! All’orizzonte ci sono forbici, tagli, insomma calcoli economici inevitabili dopo due esclusioni consecutive dalla Champions. E dire che lo sapevano tutti, ma nell’ultima di campionato ci doveva passare la fame. Il cuore non si scalda, bisogna dargli tempo. Tempi e risultati, qualcosa di meglio di uno strike contro la Bassa Anaunia. Meglio aspettare un po’, casomai guidare fino a Castel di Sangro, quando sarà il momento, quando sarà fatta un po’ di chiarezza su arrivi e partenze. Fa ancora male il pensiero di Jorginho che andando via ha vinto tutto e noi che restando qui non abbiamo vinto nulla (Coppa Italia a parte, ma fino a quando ci dovremo accontentare). Verrà il tempo del tifo, verranno gli applausi, finalmente dal Maradona e non più dal salotto di casa: verranno perché il prossimo sarà un campionato avvincente: se volete far accendere il cuore, date buone ragioni al cervello.
Da Marilicia Salvia (Il Mattino)