de Giovanni: “L’Italia è più squadra, temo solo l’effetto Wembley; orgoglioso di Insigne”

Tante sfide nella sfida. Italia-Inghilterra è molto ed altro ancora. I maestri del calcio contro chi lo ha fatto suo meglio, forse e lo ha dimostrato vincendo. Lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni non si è perso una partita di questo Europeo, ha studiato alla perfezione ogni nazionale ed è sicuro che alla fine ce la farà l’Italia.
Perché? «Siamo una squadra. Siamo più forti per questo. Mancini ha creato un gruppo bello, unito e profondo. Forse non abbiamo individualità irresistibili, ma siamo omogenei. E poi abbiamo un gioco. Visti da fuori sembra che questi ragazzi si sentano più a loro agio in Nazionale che nei rispettivi club: hanno ritrovato un valore del calcio che non immaginavano potesse esistere. Hanno creato legame profondissimi tra di loro anche fuori dal campo».
E loro, gli inglesi? «Sono indubbiamente più forti dal punto di vista dei singoli. Non c’è molto da dire, una squadra che può permettersi di tenere in panchina Rushford e Sancho vuol dire che ha qualità da vendere».
E allora come andrà? «Dipenderà molto da chi si porterà in vantaggio. Loro hanno una bella solidità difensiva e se segnano prima difficile da scardinare. Se invece passiamo in vantaggio noi, si apriranno e in contropiede sappiamo esaltarci».
Ma loro non sono i maestri del calcio? «Forse lo sono stati. Fino agli anni 20 del secolo scorso. Poi mi pare che non hanno finto molto. Solo un Mondiale, quello casalingo del 66. Mentre noi qualcosina in più l’abbiamo messa in bacheca. Per essere il campionato che investe di più e ha i centri sportivo più all’avanguardia direi che hanno raccolto poco: dire il calcio che torna a casa è abbastanza umoristico».
Insomma, lei non ha paura… «Ne avevo di più alla vigilia della semifinale con la Spagna. Perché era più pericolosa, replicava il nostro gioco a una velocità maggiore. Mentre l’Inghilterra mi ricorda il Belgio seppur con maggiore determinazione e organizzazione».
Ma qualcosa che la preoccupa ci sarà...«Sì, l’effetto Wembley. Il pubblico spingerà tanto. E poi sanno dell’importanza che avrebbe un successo post Brexit».
Il punto di forza dell’Inghilterra? «La voglia di questi ragazzi che in Premier spesso finiscono per fare da riserva a quelli che arrivano da altre nazioni».
Noi rispondiamo con Insigne. «Da napoletano sono molto orgoglioso del suo Europeo. È il giocatore di maggior classe in Italia. Chiesa ha bisogno di spazio per i suoi strappi, Lorenzo può aprire anche le difese chiuse. Lo vedo carico e pimpante. Ho solo il rammarico di non averlo visto così contro il Verona all’ultima di campionato».
A proposito, cosa ne pensa del rinnovo di contratto ancora in bilico? «Uno come Insigne non lo sostituisci. Da tifoso non vorrei mai perderlo. È un simbolo, tra gli ultimi in questo calcio. Ma la società deve essere chiara: deve ammettere che lo perde perché non può permetterselo. Non perché se ne è voluto andare lui. È un giocatore top e come tale va trattale».
Il Mattino
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