Ravanelli: “Wembley è un vantaggio per noi, ma non vorrei avessero già apparecchiato la tavola!”

Fabrizio Ravanelli ha giocato in Inghilterra, ha giocato contro l’Inghilterra e ha vinto contro l’Inghilterra. Insomma, uno dal pedigree giusto per poter parlar e sognare in grande in vista della finale di domenica sera a Wembley, dove l’Italia è attesa nella tana del leone, anzi dei tre leoni.
Che partita si aspetta? «Molto attenta e controllata perché entrambe le squadre avranno grande rispetto l’una dell’altra. Ecco perché mi aspetto che possa essere una sfida con pochi gol ma tatticamente molto attenta».
Sfogliamo il suo album dei ricordi: 12 febbraio 1997. Con la maglia dell’Italia addosso ha sbancato Wembley nelle qualificazioni verso il mondiale di Francia. «Vincemmo 1-0 con gol di Zola. Che ricordi. Qualificarsi per un Europeo o un Mondiale è sempre speciale, ma farlo vincendo in Inghilterra e a Wembley ha un sapore in più. Rappresentare l’Italia è sempre grande onore e in quegli anni le sfide contro l’Inghilterra erano di altissimo livello».
Sfide speciali per lei che in Inghilterra ci giocava, prima con la maglia del Middlesbrough, poi con quella del Derby County. Che differenza c’è tra quella Premier e quella di oggi? «Il campionato inglese è cambiato tantissimo. Gli stranieri hanno cominciato ad arrivare nel 1996: c’eravamo io, Vialli, Casiraghi, Zola, giocatori che hanno fatto crescere molto il movimento calcistico inglese e la loro cultura. Non credo che sia stata solo una questione legata alla qualità dei giocatori ma anche alla qualità di lavoro e di approccio alle partite. Ho visto un miglioramento incredibile sotto l’aspetto della professionalità. Una crescita totale: sotto tutti i punti di vista. Prima il punto di riferimento eravamo noi italiani che dominavamo a livello europeo, loro sono stati bravi a venirci dietro. Ora le cose si sono invertite».
Quanti meriti ci sono da parte dei club nella crescita della nazionale inglese? «Credo che il campionato influisca tantissimo. C’è molta intensità nelle loro partite, non come in Italia. E infatti nelle coppe europee abbiamo visto che arrivano sempre in fondo. Le italiane fanno fatica dal punto di vista del ritmo: c’è una differenza abissale tra loro e noi».
Anche dal punto di vista delle nazionali? «Per fortuna no».
Come mai? «Credo che al di là degli uomini decisivi, finalmente giochiamo da squadra. Questo aspetto ha fatto fin qui la differenza. Non abbiamo un singolo fuoriclasse, ma un grande gruppo. In questo senso Mancini ha tutti i meriti».
Perché? «Faccio un esempio pratico».
Prego…«Quando convocò Zaniolo fece scalpore. Ma solo all’inizio. In realtà quella chiamata ha dato una enorme iniezione di fiducia a tutti quelli che sognavano la Nazionale. Ha mandato un messaggio chiaro a tutti: così ha costruito una credibilità all’interno del gruppo e rispetto al Paese. Nel 2018 la Nazionale ha fallito la qualificazione al Mondiale per mancanza di organizzazione e non per mancanza di qualità dei singoli».
Ma ora torniamo alla partita di domenica: quanto può influire giocare in casa loro, a Wembley? «Secondo me sarà un vantaggio per noi».
Davvero? «Innanzitutto noi abbiamo giocatori di esperienza come Chiellini e Bonucci che hanno personalità e sanno esaltarsi, e poi quell’atmosfera per gli inglesi può diventare più oppressione che pressione. In realtà io ho un’altra paura…».
Ovvero? «Che la tavola sia stata già apparecchiata per la festa dell’Inghilterra. Quel rigore contro la Danimarca era inesistente. Una cosa scandalosa. Senza contare che c’erano anche due palloni in campo».
Al netto dell’arbitro di chi dobbiamo avere paura? «Kane è uno degli attaccanti più forti del mondo. Ma anche la panchina fa spavento. Possono inserire uomini decisivi in ogni momento».
B. Majorano, Il Mattino
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