Brutti, sporchi e cattivi. No, non è il film di Ettore Scola, con Nino Manfredi, è la nazionale italiana di Mancini, quella che vince, che va in finale. E ci va così, rognosa, senza brillare, digrignando i denti. La Spagna non è il Belgio, e nemmeno l’Austria, il Galles, la Svizzera o la Turchia. Il palleggio iberico mette in crisi l’Italia e Mancini se ne rende conto subito. Per questo è sempre in piedi, si sbraccia, urla indicazioni di continuo. Non si ferma un istante: letteralmente indemoniato. Se potesse entrerebbe lui in campo. Subito. Perché di vedere i suoi ragazzi infilati nel frullatore spagnolo e subire la pressione lo manda al manicomio. L’aplomb resta impeccabile, ma di sicuro l’ atteggiamento non è quello solito. Gli azzurri in campo lo capiscono, perché il ct da fuori prova a trasmettere loro quella serenità necessaria per uscire dall’impasse iniziale.
Il Mattino